Il nuovo capo di Stato maggiore dell’aeronautica, Giuseppe Bernardis, in un’intervista al Sole 24 ore ha parlato dei programmi di approvvigionamento di medio termine dell’arma aerea. In particolare, sembra che le attenzioni siano rivolte non più sul caccia Eurofighter, ma sul Lockeed Martin Joint strike fighter statunitense, meglio noto come F35. Rispetto all’intesa iniziale del programma Eurofighter, che prevedeva 121 velivoli, gli acquisti italiani si fermeranno a quota 96 esemplari: «Il requisito per l’Eurofighter», ha spiegato Bernardis, «è stato emanato nel 1980, quando serviva un velivolo da superiorità aerea per la guerra fredda. Poi la situazione è cambiata e le macchine che abbiamo comprato ci bastano. Peraltro, siamo estremamente soddisfatti di quello che sta facendo l’Eurofighter presso i nostri reparti di volo. Ora, però, abbiamo bisogno di sistemi che sostituiscano gli Amx e i Tornado e la macchina adatta è l’F35, che ha capacità primaria aria-suolo e come aereo da ricognizione. Il fabbisogno è stato fissato in 109 unità da consegnare tra il 2015 e il 2027, oltre a quelli della Marina». E sui problemi di bilancio, risponde così: «I soldi per gli acquisti dei nuovi velivoli ci sono, scarseggiano invece i fondi per l’esercizio, cioé l’attività e l’addestramento. Quest’anno faremo le stesse ore di volo dell’anno scorso, cioé 80-90 mila, anni fa erano 120 mila. E sono in prevalenza voli con aerei da trasporto, per l’attività di combattimento suppliamo con le ore al simulatore».
Più piccola del previsto la commessa di Eurofighter per l’Italia. In compenso, si pensa all’F35 statunitense per i compiti aria-terra, pensionando il Tornado