Si tratterebbe di un sistema di “allerta droni” sviluppato dai russi per mitigare il tremendo impatto degli Fpv nei combattimenti (Fpv = First person view: piccoli droni controllati da un operatore tramite la telecamera presente su questi). Come i comuni semafori stradali, è a tre colori che segnalerebbero: rosso, droni attivi sul tragitto; giallo, droni attivi ma nelle vicinanze; verde, percorso libero da droni (sino al prossimo eventuale segnale).
Attualmente non si comprende ancora come funzioni il sistema di rilevamento e allerta, potrebbe essere “centralizzato”: ossia, ai dispositivi semaforici vengono inviati aggiornamenti in tempo reale da una sede di comando e controllo oppure, essere autonomi e dotati di rilevatori di frequenza come rilevatori sonori. Gli Fpv come i droni più grandi infatti, emettono un distinto e identificabile rumore generato dai motori delle eliche. Comunque sia, è l’ennesima dimostrazione di quanto sia ormai diventato assillante e ineluttabile il problema dei droni da combattimento nelle zone di guerra: piccoli o grandi che siano.
Da circa un anno e a seguito dei numerosi attacchi portati anche sul suolo russo con i droni (questi però, molto più grandi e con impiego “strategico”), la popolazione ha ricevuto una notifica dal principale portale governativo del Paese che li invitava a scaricare l’app Radar sul proprio cellulare per segnalare droni in arrivo, esplosioni e altri incidenti di sicurezza. L’utente deve puntare il telefono verso un oggetto e poi scegliere tra “drone”, “missile”, “esplosione”, “attacco terroristico” o “sconosciuto” e poi inviare il messaggio, che verrà immediatamente analizzato dagli organi di sicurezza. Per la geo-localizzazione dell’evento, il sistema impiega semplicemente il Gps e la bussola presenti, ormai, in tutti gli smartphone.
In molte zone. sia di Mosca sia nelle principali città di confine con l’Ucraina inoltre, sono apparsi appositi cartelli che vietano l’impiego di droni civili nell’area, sia per scongiurare inutili e pericolosi falsi allarmi sia per evitare inopportune riprese in zone sensibili o con presidio militare.