L'Associazione dei produttori europei di munizioni sportive (Afems) e l'Istituto europeo per le armi sportive e da caccia (Ieacs) hanno discusso con le competenti autorità europee un documento comune, nel quale esprimono a loro volta forti critiche e perplessità sul progetto "disarmista" europeo. In pratica, le proposte di messa al bando delle B7, delle armi da guerra disattivate eccetera è stata giudicata "impraticabile" e in contraddizione con la protezione degli interessi legittimi che è uno dei principi fondanti dell'Unione europea. Le misure proposte sono state giudicate addirittura "incomprensibili", perché restringono irragionevolmente diritti acquisiti dei cittadini europei senza alcun impatto significativo sulla sicurezza. Più nello specifico, per quanto riguarda le armi demilitarizzate (cioé private dell'originaria capacità di sparare a raffica e vendute sul mercato civile), si osserva come "non è possibile ritrasformarle in armi automatiche quando l'operazione di demilitarizzazione è svolta correttamente e le loro componenti sono modificate in modo da non essere più intercambiabili con le componenti militari originali. Queste armi sono sicure e hanno lo stesso funzionamento delle armi da caccia dello stesso calibro". Le due associazioni osservano anche come sia privo di senso "proibire certi tipi di armi solo perché assomigliano ad armi militari, senza stabilire criteri di somiglianza. La maggior parte delle armi semiautomatiche civili sono derivate da armi automatiche, senza criteri di distinzione si rischia di proibire praticamente tutte le armi da caccia semiautomatiche".
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