Anche l’Aecac non ci sta

Anche l’Aecac, l’Associazione europea per il commercio civile delle armi, ha pubblicato un proprio comunicato nel quale stigmatizza la proposta proibizionista europea. Nel documento, si evidenzia (come peraltro già fatto dalle delegazioni di numerosi Paesi membri in seno alla Commissione medesima) che la proposta di mettere al bando le armi cosiddette “B7” sia basata su motivazioni ideologiche e non su basi scientifiche

Anche l’Aecac, l’Associazione europea per il commercio civile delle armi, ha pubblicato un proprio comunicato nel quale stigmatizza la proposta proibizionista europea. Nel documento, si evidenzia (come peraltro già fatto dalle delegazioni di numerosi Paesi membri in seno alla Commissione medesima) che la proposta di mettere al bando le armi cosiddette “B7” sia basata su motivazioni ideologiche e non su basi scientifiche, cercando di propagare il concetto che esista un collegamento tra armi legittimamente detenute e criminalità (o terrorismo), collegamento però del quale non viene fornita alcuna prova. Anche i pochi dati statistici forniti dalla Commissione europea, come quello secondo cui negli ultimi 10 anni 10 mila persone sarebbero state uccise con armi da fuoco legalmente detenute, in realtà sembrano essere frutto di manipolazione, manifestando la tendenza a mescolare le informazioni relative ad attività legali e illegali.

L’Aecac stigmatizza anche che il progetto di direttiva sia stato lanciato senza aver effettuato alcuna valutazione sull’impatto economico, che si preannuncia rilevantissimo, con la giustificazione dell’urgenza derivante dai recenti fatti terroristici. Ma l’unico collegamento con il terrorismo sembra essere quello relativo alle norme sulla disattivazione delle armi, materia sulla quale, però, è appena stato messo a punto un regolamento che detta stringenti norme tecniche con applicazione omogenea per tutti gli Stati dell’Unione.

L’Aecac, inoltre, denuncia la violazione del principio di sussidiarietà, cardine alla base della potestà legislativa dell’Unione europea.

 

Più nello specifico, l’Aecac osserva che le armi semiautomatiche “somiglianti” a quelle automatiche sono utilizzate ampiamente dai tiratori sportivi e, in alcuni casi, anche dai cacciatori, sono già soggette ad autorizzazione secondo la direttiva europea e gli Stati membri prevedono già un elevato livello di controllo sulla loro acquisizione e autorizzazione. Inoltre, la loro trasformazione in armi automatiche, posto che sia possibile, è già sanzionata dalla direttiva. La Commissione non ha prodotto alcuna documentazione a supporto della proposta di messa al bando, inoltre gli attacchi terroristici verificatisi lo scorso anno, che sembrano aver animato i propositi della Commissione, non hanno coinvolto alcuna arma semiautomatica legalmente detenuta.

L’Aecac osserva infine come il bando di certe armi sulla base del loro “aspetto” sia arbitraria, soggettiva e troppo vaga per offrire certezze legali. L’aspetto esteriore di un’arma dice ben poco sulla sua pericolosità potenziale. Inoltre, alcune armi possono essere dotate di accessori (alcuni puramente estetici) che possono conferire un aspetto “tattico”. 

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