“La norma che consente alle Regioni di posticipare i termini del calendario venatorio, approvata mercoledì in commissione Agricoltura della Camera, rappresenta un precedente gravissimo. Chi ha votato a favore si è lasciato prendere dal senso di responsabilità verso lo Stato. Si sono ammantati di questa responsabilità pur di far cessare l’infinito ping pong tra Camera e Senato che impedisce di far arrivare in porto il ddl Comunitario”. Queste le parole di Basilio Catanoso (in foto), deputato del Pdl e membro della Commissione Agricoltura della Camera, “rea” di aver finalmente raggiunto un accordo sull’emendamento all’art. 43 della legge comunitaria.
“Sono cosciente che questa legge sia un bene per il Paese e che vada approvata il prima possibile: legifera su temi importanti, come la sicurezza in volo ad esempio. È anche vero però che non si può lasciar fare i furbi a coloro i quali in Senato (proprio prevedendo il senso di responsabilità di noi commissari all’Agricoltura alla Camera) hanno immaginato di fare un blitz per poter allungare i termini della caccia. Inserire le disposizioni sulla caccia nella legge Comunitaria rappresenta un pericoloso precedente: c’è il rischio di un colpo di mano futuro su qualsiasi altra materia. Anche io, per ipotesi, potrei rispondere, presentando altri emendamenti con cui propongo di ridurre il calendario venatorio. Ma non è questo il modo corretto di interpretare il proprio ruolo politico. Aldilà del merito specifico e della mia posizione assolutamente anticaccia, ritengo sarebbe stato più responsabile andare a modificare i tempi di caccia e la legge 157 con un tavolo apposito, creando un confronto a 360 gradi dove ognuno proponesse le proprie tesi, la mia logicamente più protezionista e quelle altrui senz’altro di meno, ma comunque in linea con il ruolo da parlamentari. Inoltre, con questo tipo di scelta, l’Italia ha fatto una brutta figura davanti alla comunità internazionale, perché sappiamo come l’attenzione verso i temi della natura e la coscienza ambientalista, protezionista in senso lato, siano via via cresciuti da quando si è messa in piedi la 157 ad oggi. Lo dicono gli stessi sondaggi. Non possono certo essere le statistiche a guidare le azioni politiche, ma i partiti dovrebbero tenere conto del fatto che la gran parte degli italiani sono contrari alla caccia. Addirittura più nel centrodestra che nel centrosinistra. Spero che ora in Aula tutto questo possa venire alla luce e che, come accaduto lo scorso anno, si riesca a bloccare un ulteriore blitz. Il mondo animalista e ambientalista nel senso più ampio possibile, dalle riviste di settore alle associazioni, passando per i parlamentari di ogni colore sensibili a queste tematiche, dovrebbero interessarsi affinché, per regolare davvero la materia caccia, venga rapidamente attuato un processo normativo e legislativo. Altrimenti non resterà altra opzione che il referendum. Scelta su cui non tutti sono d’accordo, essendo un grosso impegno da diversi punti di vista: di tempo, di soldi, di lavoro. Ma temo che questa strada sia diventata, a questo punto, davvero l’ultima spiaggia”.