L’Associazione nazionale produttori di armi e munizioni (Anpam) ha diramato un comunicato nel quale stigmatizza l’atmosfera da caccia alle streghe che si è andata creando dopo i tragici fatti di Guidonia. Ecco il testo del comunicato: “quello che si accende periodicamente sulle armi comuni da sparo – per difesa, da caccia e per attività sportive di tiro – non è più un semplice dibattito ma assume ormai i toni di una vera e propria crociata. Una crociata che riteniamo …
L’Associazione nazionale produttori di armi e munizioni (Anpam) ha diramato un
comunicato nel quale stigmatizza l’atmosfera da caccia alle streghe che si è
andata creando dopo i tragici fatti di Guidonia. Ecco il testo del comunicato:
“quello che si accende periodicamente sulle armi comuni da sparo – per difesa,
da caccia e per attività sportive di tiro – non è più un semplice dibattito ma
assume ormai i toni di una vera e propria crociata. Una crociata che riteniamo
intollerabile per alcuni buoni motivi. Innanzitutto perché destituita da
qualunque vera ragione in quanto la legislazione italiana in materia di armi è
già fra le più severe del mondo. In secondo luogo, perché tale crociata è
dichiarata sulla spinta emotiva di un singolo episodio luttuoso che, è bene
sottolinearlo, avrebbe potuto essere portato a termine anche con l’uso di
alcune bombole di gas o qualche tanica di benzina. Ciò che stupisce (e che
preoccupa non poco) è che mentre per il grave problema dei Rom ci sia qualcuno
che esorta a non agire d’impulso, per quanto riguarda le armi, non si evita di
cedere alle spinte emotive, minacciando un ulteriore inasprimento di regole già
sufficientemente severe. Eppure – come dimostrato proprio dall’inchiesta de la
Repubblica – i titolari di porto d’armi sono in costante diminuzione (da circa
42.000, nel 2002 a 34.000 nel 2007) proprio grazie alle rigorose norme
nazionali in materia che prevedono controlli e certificazioni assai rigidi.
Senza contare, poi, che la cronaca di questi ultimi giorni sta a dimostrare che
per compiere delitti, anche molto efferati, sono sufficienti strumenti o
attrezzi molto semplici e comuni come coltelli, spranghe, asce o pietre.
Vorremmo che fosse chiaro che nessuno ha mai richiesto l’eliminazione di
periodici e seri controlli medici. Anzi, siamo convinti che tali controlli –
particolarmente accurati e meticolosi in caso di necessità – dovrebbero
concentrarsi sulla certificazione del medico di famiglia. Questo
professionista, perfettamente a conoscenza delle condizioni psico-fisiche dei
propri pazienti, potrebbe rappresentare il primo e più importante filtro per
impedire una impropria e pericolosa detenzione di armi da parte di chi soffre
di turbe psichiche, è alcolista, tossicodipendente, o portatore di patologie
assai gravi e invalidanti. È infine è quanto mai auspicabile un maggiore
collegamento fra le varie autorità (sanitarie e di Pubblica Sicurezza) in modo
che da questa completa sinergia scaturiscano provvedimenti rigorosi ed
esaustivi. Ben sapendo, però, che un improvvisa esplosione di follia, di
rabbia, o di gelosia, non potrebbe essere prevista neppure da una visita di
controllo mensile effettuata da un collegio medico di dieci specialisti.
Comunque, una cosa è effettuare sacrosante verifiche ogni cinque o sei anni,
altra cosa è fissare periodicità molto più serrate nel tempo, complesse e
costose. Tali controlli, infatti, oltre a non poter in alcun modo scongiurare
improvvisi raptus omicidi, penalizzerebbero immotivatamente centinaia di
migliaia di onesti cittadini come i cacciatori e i tiratori, e finirebbero
inevitabilmente per avere gravissime ricadute economiche e occupazionali su
decine di migliaia di lavoratori occupati in un settore produttivo che, oltre
tutto, rappresenta un’eccellenza fra i prodotti made in Italy”.