Anuu sull’influenza aviaria
In risposta ad alcune associazioni ambientaliste e ai Verdi, che hanno chiesto di sospendere la caccia ad alcuni uccelli migratori, perché la caccia potrebbe facilitare la diffusione del rischio di contagio dell’influenza aviaria in quanto “gli uccelli in fuga tendono a disperdersi su aree più vaste”, l’Anuu (Associazione nazionale uccellatori e uccellinai) ha diramato un comunicato, nel quale evidenzia il rischio praticamente nullo che tale eventualità si verific…
In risposta ad alcune associazioni ambientaliste e ai Verdi, che hanno chiesto
di sospendere la caccia ad alcuni uccelli migratori, perché la caccia potrebbe
facilitare la diffusione del rischio di contagio dell’influenza aviaria in
quanto “gli uccelli in fuga tendono a disperdersi su aree più vaste”, l’Anuu
(Associazione nazionale uccellatori e uccellinai) ha diramato un comunicato,
nel quale evidenzia il rischio praticamente nullo che tale eventualità si
verifichi. In particolare, l’Anuu ha precisato che “indagini effettuate in
proposito hanno evidenziato che non esistono elementi che permettano di
ipotizzare un coinvolgimento dei selvatici nella diffusione del virus nelle
passate epidemie che hanno colpito il nostro Paese e che sembra difficile porre
in relazione queste specie selvatiche con l’introduzione dell’infezione in
Italia. La diffusione dei virus tra i differenti focolai sembra attribuibile
fondamentalmente ai circuiti commerciali. La quasi totalità dei casi, infatti,
si è manifestata in allevamenti intensivi nelle zone di maggior concentrazione
zootecnica, e in zone con maggior vicinanza tra insediamenti. Oltre alla
bassissima prevalenza virale, si deve sottolineare come gli uccelli acquatici,
per ragioni biologiche ed ecologiche, non vengono in contatto diretto con gli
allevamenti rurali, tantomeno con quelli industriali”. Il gruppo di esperti
comunitari sull’influenza aviaria ha sottolineato, lo scorso 26 agosto, come
“la probabilità di una trasmissione del virus da parte di uccelli migratori
nell’Unione europea è remota o molto bassa” e non ha ritenuto di prendere
misure di divieto generalizzato di allevamento di pollame all’aperto. Il
concetto è stato ribadito dalla Fao il 31 agosto e dall’Organizzazione mondiale
della sanità il 18 agosto. Anche la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) ha
dichiarato che “non deve esserci nessuna demonizzazione degli uccelli selvatici
e non vi sono prove che gli uccelli selvatici contagino con il virus
direttamente l’uomo”. Ancora la Lipu sostiene che “difficilmente gli uccelli
selvatici possono costituire un pericolo per il nostro Paese, perché siamo
lontani migliaia di chilometri dalle zone infette e il virus, negli uccelli
selvatici, non sopravvive se non per pochi giorni”.
Per informazioni: www.anuu.org.