In risposta alla strage di Uvalde, in Texas, dove un folle di 18 anni ha ucciso 19 bambini di una scuola elementare e due adulti, e del conseguente dibattito sulle armi che si è infiammato negli Stati Uniti, una lettera aperta è stata firmata da 200 tra attori, registi e produttori di Hollywood, proprio su questo tema e diffusa dall’associazione anti-armi Brady campaign. Tra i firmatari figurano Julianne Moore, Mark Ruffalo, JJ Abrams e la presidente della Lucasfilm Kathleeen Kennedy.
Nella lettera-appello non si fa riferimento alla volontà di rinunciare alle armi nel cinema, bensì si chiede a sceneggiatori, registi e produttori di “prestare attenzione alla violenza con armi da fuoco che viene mostrata sullo schermo e di promuovere la sicurezza nel maneggio delle armi”. Si parla in particolare di “limitare le scene nelle quali bambini e armi sono presenti”, ma anche di “evidenziare, nel film, i protagonisti che inseriscono la sicura manuale sulla loro arma”, oppure di “cercare un’alternativa alle armi in certe scene, senza per questo danneggiare l’integrità della narrazione”.
I firmatari sottolineano che “le abitudini culturali relative al fumo, al bere alcoolici e guidare, all’uso delle cinture di sicurezza, all’eguaglianza di genere, hanno avuto tutte una evoluzione, grazie in parte anche all’influenza di film e televisione. È il momento di dedicarsi ai pericoli associati alle armi”.
Il commento
Più che un documento destinato a salvare gli americani dal quotidiano stillicidio di vite stroncate dalla violenza armata nel Paese (violenza che ha nelle armi da fuoco, è bene ricordarlo, solo una delle sue concause), l’impressione è che si tratti di una lettera auto-assolutoria, nella quale i protagonisti del cinema hollywoodiano cercano di ripulirsi la coscienza collettivamente e di mostrare che stiano facendo qualcosa sulla violenza in materia di armi. Una violenza, tuttavia, che nel cinema è stata ed è tuttora protagonista assoluta, come è inevitabile che sia, parlando in particolare dei film d’azione e d’avventura, ma anche gli horror, passando ovviamente per i western e i film di guerra. Film, per inciso, che rappresentano normalmente il record di incassi al botteghino (ed ecco perché ci si guarda bene dal proporre la messa al bando delle armi dal cinema…).
Se i firmatari di questa lettera vogliono andare oltre il semplice perbenismo di facciata e la schietta ipocrisia, allora si impegnino, ciascuno di essi, a non tenere più un’arma in mano durante le riprese e a fare solo film romantici, accettando il rischio che i propri compensi subiscano una decurtazione proporzionale al minor gettito del film. Altrimenti, è solo una pagliacciata.