Poco fa sul Tg2, servizio sulle armi di Fabio Chiucconi (il nono servizio dell’edizione del 5 maggio). Si parte dal poligono privato Korral 26 in via di Ceri a Roma. Sergio Lazzarini, che lo gestisce, si domanda come mai “ci siano persone che detengono le armi a casa e non frequentano nessun poligono e non fanno nessuno sport”. Purtroppo dimentica i collezionisti e quanti con le armi si vogliono difendere, cosa prevista dal nostro ordinamento (ma si sa che le affermazioni vengono spesso tagliate nelle ricostruzioni televisive).
Poi naturalmente si passa a dire che il numero delle licenze di Tiro a volo è raddoppiato. Il riferimento è al caso di cronaca del tribunale di Milano: il killer Claudio Giardiello sembra avesse proprio quella licenza. Ancora Lazzarini spiega che quello che ha fatto poteva farlo anche con una mazza da baseball, poi passa a dire che “è spaventato da un’arma colui che non la conosce perché di per se stessa non fa nulla, diventa problematica nelle mani di qualcuno che ne può abusare. Purtroppo si scopre sempre dopo…”.
In Italia, dice il servizio, ci si interroga sul fenomeno armi: il nostro Paese resta quello con la percentuale più bassa di detenzione in Europa, circa 11,9 ogni 100 abitanti contro le 45,3 della Finlandia, le 31,2 della Francia, le 31,6 della Svezia e le 30,3 della Germania. Al di là delle armi illegali e che ogni anno vengono sequestrate dalla forze dell’ordine, quelle che circolano sarebbero “tantissime” (l’Eurispes nel 2008 parlò di 10 milioni e 4 milioni di famiglie armate), ma il numero di quelle denunciate non viene reso pubblico neanche al Tg2 che voleva capire anche se il livello di informatizzazione delle questure potesse dare informazioni su chi le possiede e quante e se esiste un’indicazione se la persona si è psicologicamente ammalata durante la detenzione. Giardiello deteneva regolarmente un’arma, dice il Tg2, pur avendo una condanna per minacce e una personalità “imprevedibile”… Poi riporta che l’Anpam denuncia come le leggi ci sono ma nel caso di Milano sembra non siano state fatte rispettare.
Si passa a enunciare il fatturato delle armi non militari quantificato in 800 milioni di euro che passano a quasi 8 miliardi considerando l’indotto. Poi la troupe entra nell’armeria più antica della Capitale e intervista Massimo Moroni Frinchillucci che parla della clientela: “è omogenea negli anni, dal ragazzo alle prime armi al professionista, dalla guardia giurata, è cambiata però la regolamentazione”. Si parla quindi di licenze e delle differenti caratteristiche, del milione e100 mila italiani che le possiedono.
Relativamente all’aumento del numero delle licenze di Tiro a volo si elencano i probabili motivi: sono aumentati gli sportivi, c’è paura della criminalità, ci sono i punteggi nei concorsi pubblici. “Chi viene a sparare?” chiede il Tg2 ancora a Lazzarini: “la maggioranza sono uomini, ma le donne si appassionano di più e gli fa piacere colpire il centro del bersaglio, non c’entra la sicurezza”. Poi si spiega cosa serve per ottenere la licenza.
Sono in molti a credere che servirebbero più controlli dopo il rilascio, afferma ancora il Tg2, attingendo a non si sa quali fonti, perché nel periodo di validità di 6 anni della licenza il detentore potrebbe ammalarsi e difficilmente le autorità riescono a saperlo se nessuno lo comunica. “Il problema non è tanto l’arma che è uno strumento che deve essere utilizzato correttamente”, dice ancora Frinchillucci, “per fare danni bastano le armi improprie del ferramenta. Se la mente umana ha problemi trova qualsiasi mezzo per commettere l’atto criminale”.
Lazzarini è contrario all’uso delle armi per difesa se non si è addestrati, “la sicurezza è lavoro delle forze dell’ordine: non parliamo di attingere un bersaglio e fare centro, quando si presenta una persona davanti, il grilletto diventa una tonnellata e la persona non addestrata in quella fattispecie neanche spara”. Affermazione quanto meno aleatoria: anche una persona addestrata potrebbe scegliere di non sparare…
Il Tg2 conclude che sarebbe necessario implementare i controlli incrociati tra medico di base e questure, obbligare chi detiene un’arma a frequentare i poligoni o i vari tiro a segno nazionali dove i direttori di tiro possono diventare supervisori. Infine è ancora Lazzarini che sostiene che se la persona ha difficoltà l’istruttore può vederlo e se c’è un problema non è contrario al fatto che gli venga tolta la detenzione.
Tanti bei discorsi, brevi analisi, psicologia d’accatto e teorie prive di fondamento, un po’ di confusione anche tra le “nostre fila”. Nel frattempo, a Napoli, un carabiniere ha ucciso a colpi di pistola la moglie e il figlio di 8 anni e poi si è tolto la vita. Una storia che conferma, ancora una volta tragicamente, che è impossibile prevedere il comportamento della mente umana.