L’ombudsman europeo, che è la figura destinata a evidenziare ritardi, abusi e inefficienze nel buon andamento delle procedure legislative a livello di Unione europea, ha riconosciuto un caso di mala amministrazione da parte dell’autorità europea per la sicurezza del cibo (Efsa), per quanto riguarda la sua incapacità di fornire nei tempi previsti la documentazione che era stata richiesta dalla Federazione europea per la caccia e la conservazione (Face) nell’ambito della procedura per la messa al bando del piombo, attualmente in corso di definizione.
Lo spiega sul portale europeo Euractiv un articolo pubblicato dall’Essf (European shooting sports forum), l’organismo che raggruppa i portatori di interessi per le categorie del tiro e della caccia.
L’Efsa fornì a suo tempo un rapporto all’Agenzia europea per i prodotti chimici (Echa) in relazione alla valutazione dei rischi del piombo nelle munizioni per la salute umana, con una valutazione sull’ingestione di piombo e sulla presenza di questo elemento nella carne di selvaggina. L’Echa ha utilizzato queste informazioni per valutare l’impatto per la salute nei confronti dei cacciatori e delle loro famiglie (stimati in 13,8 milioni di individui a livello Ue).
La Face ha sollevato numerose eccezioni circa le conclusioni alle quali è pervenuta l’Echa, in quanto risultate differenti rispetto ai dati scientifici pubblici sulle concentrazioni del piombo nella carne di selvaggina in Europa. Il 23 febbraio 2021, la Face ha quindi chiesto accesso all’Efsa ai documenti che furono sottoposti all’Echa. L’autorità europea per la sicurezza del cibo ha tuttavia tergiversato e ritardato, senza alcuna apparente ragione, nel fornire il rapporto in questione alla Face, fino al 13 ottobre 2021, data in cui il periodo concesso dall’Echa per la consultazione pubblica era ormai scaduto.
Questo ha privato la Face del suo diritto di confutare i dati sulla concentrazione del piombo nella carne di selvaggina nell’ambito del rapporto Echa sui prodotti chimici da sottoporre a restrizione: ma c’è di più. Il rapporto dell’Efsa, infatti, una volta depurato da una manciata di valori anomali estremi, evidenzia che i livelli di piombo nella carne di selvaggina sono inferiori al livello massimo consentito dal regolamento della Commissione europea EC1881/2006 per la carne degli animali d’allevamento.
Poiché l’Efsa ha impiegato quasi otto mesi per fornire un rapporto che, secondo il regolamento europeo 1049/2001, avrebbe invece dovuto fornire nel termine massimo di 15 giorni, la Face ha presentato un reclamo al mediatore europeo, che è stato formalmente accolto, riconoscendo il vizio procedurale e il danno non solo per la Face nella mancata partecipazione alla consultazione, ma anche nei confronti del discredito verso il funzionamento delle procedure europee di legislazione.
La Face ha quindi chiesto la riapertura della consultazione pubblica, in cui tutte le parti interessate possano presentare prove relative alla valutazione del rischio per la salute umana all’Echa.