Il presidente eletto Joe Biden conferma i suoi propositi proibizionisti, promettendo in un Tweet di “sconfiggere la Nra e porre fine alla nostra epidemia di violenza armata”
Sta facendo discutere non poco, anche al di fuori dei confini dell’Unione, la recente dichiarazione twittata dal presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden, il quale nel rispondere all’ex deputata Gabby Gifford, ferita in una sparatoria a Tucson nel 2011, ha affermato: “Mi impegno a lavorare con voi – e con i sopravvissuti, le famiglie e i sostenitori di tutto il Paese – per sconfiggere l’Nra e porre fine alla nostra epidemia di violenza armata”.
Biden ha anche affermato di aver sfidato per due volte la Nra e di aver vinto, facendo con ciò riferimento al Brady Handgun violence prevention act approvato nel 1993 e al Federal assault weapons ban del 1994, provvedimenti legislativi che appoggiò in qualità di parlamentare.
Va anche detto che il Federal assault weapons ban, che ebbe una durata di 10 anni, è stato ritenuto dalla maggioranza degli analisti sostanzialmente inutile nel controllo della violenza armata. La quale, in effetti, oltre alla disponibilità di armi legali (che può verosimilmente essere sostituita dalla disponibilità di armi illegali) trae origini da complesse dinamiche che hanno a che vedere con fattori culturali, religiosi, sociali, economici. L’idea di interrompere la violenza sulle strade americane mettendo al bando una delle armi sportive più diffuse d’America suona quantomeno utopistico, per non dire che ha tutta l’aria del classico specchietto per le allodole o, per dirla con un ormai abusato modo di dire, della “arma di distrazione di massa”.
Per parte sua, la Nra ha replicato che Biden “inizierà un attacco concertato ai diritti dei proprietari di armi americani” e che “dobbiamo essere pronti per l’assalto”.
L’aspetto più paradossale di tutta questa vicenda è che la contrapposizione frontale nei confronti di alcuni milioni di cittadini statunitensi, rei di possedere uno specifico modello di carabina, comporterà verosimilmente una battaglia che potrebbe protrarsi per anni, compromettendo magari l’entrata in vigore di misure magari meno eclatanti, ma sicuramente di buon senso, che avrebbero maggiore efficacia nel contenimento dei reati commessi con armi da fuoco, come l’estensione globale del Background check a tutte le transazioni in materia di armi. La speranza, per tutti, è che nel voler a tutti i costi gettare l’acqua sporca, non si finisca per gettare via anche il bambino…