La stampa locale evidenzia una maggior diffusione di armi tra i cittadini brasiliani, per effetto dei provvedimenti voluti dal presidente Bolsonaro. Gli omicidi, però…
Il quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo attribuisce ai provvedimenti posti in essere dal presidente Jair Bolsonaro l’aumento della diffusione di armi legalmente detenute nel Paese. Secondo quanto riferito dall’organo di informazione, i database della polizia federale hanno in particolare evidenziato un aumento del 48 per cento delle licenze (presumibilmente per difesa personale o abitativa) nei primi 11 mesi del 2019 (da 47.600 licenze a 70.800), mentre i database dell’esercito, che riguardano specificamente le licenze relative alla caccia, al tiro sportivo e alla collezione, avrebbero evidenziato un aumento più contenuto, pari cioè all’8 per cento (da 60 a 65 mila).
Per contro, in uno dei Paesi a più alto rischio di omicidio del mondo, nei primi sei mesi del 2019 si è evidenziato un calo degli omicidi pari addirittura al 23 per cento (21.289 contro 27.731). In realtà, si tratta di una tendenza che ha preso avvio già nel 2018, prima dell’elezione di Bolsonaro, le cui cause sono piuttosto complesse e vanno da ricercarsi nelle politiche per la sicurezza messe in atto già prima del mandato Bolsonaro. Sta di fatto, tuttavia, che secondo i dati attualmente disponibili la tanto paventata escalation di omicidi conseguente alla diffusione delle armi tra i cittadini non si è verificata. Il dato necessita ovviamente di riscontri consolidati nel tempo, per poter essere di una qualche significatività (in un senso come nell’altro), tuttavia è quantomeno possibile ipotizzare, come peraltro era piuttosto facile intuire, che non vi sia una relazione diretta tra l’aumento di armi legalmente detenute e il numero di omicidi.