Una classica Commander “griffata” da un celebre stilista, che con un’audace incisione esalta Motor city e la laboriosità americana. Guancette in alluminio, vivo di volata con recesso conico, fusto e carrello in acciaio dal pieno. Ed è camerata per il 9×21
Soltanto da Cabot gun poteva arrivare un’idea come questa. Soltanto dall’azienda che da un pezzo di meteorite ha ricavato il suo The Big bang pistol set; che produce il carrello di una 1911 con acciaio Damasco; o ricava dalla zanna di mammut le guancette della Black diamond; che regala agli appassionati il set di 1911 “matched pair” con versione destra e mancina; soltanto l’azienda che è riuscita a fondere la tradizione della Pistola (con la P maiuscola) per eccellenza, la 1911 nelle sue varianti, con ricercate provocazioni stilistiche. L’azienda che ha fatto della produzione di una pistola una questione di stile. Non sfugge a questa idea di “pistola unica” la American Joe Commander: oltre a essere una pistola “iconica” perché come tale desiderata dallo stilista che ne ha caratterizzato l’estetica, questa è stata anche una delle prime Cabot gun che il distributore italiano, la Erredi trading di Gardone Val Trompia (Bs), è riuscito a farsi camerare per l’italianissimo 9×21. La American Joe mutua dimensioni e linea della 1911 Commander e ha, quindi, canna lunga 4,25” (108 mm), per una lunghezza totale di 199 mm. Una differenza sostanziale rispetto alla progenitrice originale prodotta dal 1950 è il materiale scelto per produrre il fusto: per la sua Commander, la Colt aveva scelto l’alluminio, grazie al quale avrebbe abbattuto il peso sotto gli 800 grammi (27 once), mentre Cabot ha scelto l’acciaio inox 416 che porta inevitabilmente all’aumento del peso fino a sfiorare il chilogrammo (senza il caricatore inserito). Di per sé, non è un problema perché prima di tutto la pistola si dimostra molto più stabile al tiro, in secondo luogo ai puristi piace l’idea che una pistola di questo livello sia tutta in acciaio. Lo è anche il carrello che, come il fusto, è in acciaio inox ricavato dal pieno con lavorazioni su macchine Cnc ed elettroerosione.La caratteristica che distingue questa da tutte le altre Cabot è il senso che sta dietro al lavoro di Joe Faris, stilista assai noto negli Stati Uniti, che per la prima volta si è misurato con l’allestimento di un’arma da fuoco, ma che anche in questo esercizio di stile ha voluto trasmettere la sua filosofia: esaltare la laboriosità del popolo americano e, nello stesso tempo, creare un nuovo concetto di stile e bellezza per modificare l’equivalenza che nel mondo si fa, cioè Detroit uguale motor city. La città del Michigan, infatti, è nota nel mondo per essere la sede delle tre grandi sorelle (General motors, Ford e Chrysler) del settore automobilistico. Faris vuole superare questo luogo comune e persegue questo obiettivo con un’incisione audace, fuori dagli schemi classici che vorrebbero un’incisione regolare, mentre la sua è divisa in tre, diverse fasi. Nella parte anteriore del carrello regala la sua prima metafora, inserendo all’interno della sigla Usa il disegno che riproduce un battistrada di uno pneumatico, proprio in omaggio alla città delle automobili.
Da Detroit, poi, l’attenzione si sposta sul popolo americano con uno dei suoi simboli più noti, la American eagle (aquila americana), della quale Faris stilizza con ali piumate, ricavate al centro del carrello, su entrambi i lati. Altro inno all’America che lavora nella parte posteriore del carrello: la ragnatela come simbolo di quello che il ragno di notte costruisce e che di giorno sparisce, per poi ricomparire il giorno successivo.
Il designer conclude la sua personalissima interpretazione di una pistola classica com’è la 1911 in versione Commander, creando sulle guancette in alluminio un disegno che da solo è il simbolo per eccellenza degli Stati Uniti: la bandiera a stelle e strisce.
In questa complessità, nella voglia di stupire, di creare qualche cosa di nuovo attraverso l’elaborazione di quello che nel mondo delle armi più di ogni altro modello continua a rappresentare imperterrito, dopo oltre un secolo, la tradizione armiera ai più alti livelli, si è ritrovata Cabot gun, che, a modo suo, costruisce armi che non sono semplici pistole, ma che sempre più spesso rappresentano veri e propri status symbol. D’altra parte, che cosa si può dire di un’azienda che costruisce una coppia di 1911 con il materiale recuperato da un asteroide? O che declina una 1911 Government con l’acciaio Damasco? Ma non è soltanto voglia di stupire, un’eleganza fine a se stessa: le pistole Cabot gun sono armi da guardare, ma soprattutto da utilizzare. E qualche tiratore statunitense le ha scelte anche per gareggiare.
Sono costruite con materiale di alta qualità, riservando la massima cura ai dettagli e la stragrande parte delle componenti sono prodotte internamente dalla stessa Cabot. Come i caricatori, per esempio. Ecco, un altro elemento che rende questa American Joe Commander una pistola non solo bella ed esteticamente accattivante, ma anche lussuriosa da provare è che è stata camerata per l’italian nine, cioè il 9×21, con caricatore da 8 colpi. Quando si camera il colpo o quando si scarrella, è una goduria percepire lo scorrimento del carrello sulle guide ricavate nel fusto: non un grattamento, l’azione è fluida, piacevole.
Fusto e carrello sono costruiti utilizzando acciaio inox 416 e le lavorazioni sono effettuate su macchinari Cnc e per elettroerosione. Molta cura anche nella lavorazione della canna, che si è concretizzata anche nella nostra sessione di tiro: si tratta di una National match grade, con rampa di alimentazione lappata e lucidata a mano, vivo di volata finito con un recesso conico che la protegge da urti. Il bushing garantisce un preciso accoppiamento alla canna.
Anche l’affidabilità nelle più ostiche condizioni di tiro è un fattore tenuto in considerazione da Cabot guns: non è probabilmente noto a tutti che nella Colt Commander originale la corsa del carrello, quindi la lunghezza del ciclo di sparo, è leggermente inferiore, quindi più corta, rispetto a quella della 1911 tradizionale, ciò perché l’accorciamento del carrello ha comportato un minimo di interferenza a fondo corsa tra lo spessore della molla di recupero a pacchetto, l’ingombro del bushing e del tubetto reggi molla anteriore. La questione era abbastanza irrilevante per un’arma nata per il 9×19 mm, ma anche riproponendola poi sul mercato commerciale in .45 acp si notò che vi era ancora, comunque, spazio a sufficienza per gestire la cartuccia. I tecnici Cabot non hanno, però, voluto scendere a compromessi (malgrado anche quest’arma sia in 9 mm, quindi con una lunghezza di cartuccia inferiore ai 30 mm), realizzando opportuni accorgimenti tecnici per ottenere la medesima lunghezza di corsa del carrello (quindi di ciclo di sparo) della 1911 full size. Tra gli accorgimenti tecnici c’è per esempio un bushing di lunghezza leggermente inferiore rispetto a quello della 1911, un tubetto di spinta anch’esso più corto e una molla di recupero a spirali piatte, quindi con una minor lunghezza complessiva una volta ridotta a pacchetto (completamente compressa). Questi accorgimenti, e il risultato che ottengono, sono denominati dai tecnici Cabot “Full cycle technology” e sono una esclusiva delle Commander di produzione Cabot guns. A dimostrazione che non è soltanto all’estetica che si guarda nella produzione di queste straordinarie Government, ma anche agli aspetti tecnici più minuziosi e, perché no, forse anche più scontati e magari sottovalutati dagli altri costruttori di armi in “taglia” Commander.
Sul carrello, la finestra di espulsione sul lato destro (non un dettaglio quando si parla di 1911 costruite da Cabot gun, tra i pochissimi produttori a prevedere anche la versione mancina con espulsione a sinistra…) è stata maggiorata e gli spigoli lavorati e arrotondati. Nella parte posteriore carrello, “confusi” nell’incisione della ragnatela, gli otto intagli di presa ricavati da un disegno specifico voluto da Faris per la “sua” American Joe.
Passando al fusto, gradevoli, ma soprattutto efficaci, le zigrinature su front e back strap: hanno forma a rombo e “densità” di 24 linee per pollice. La pistola si impugna bene, senza alcun fastidio anche perché le reazioni allo sparo del 9×21 sono ben controllabili, considerando anche che il fusto in acciaio “regala” un peso equilibrato. Ricavata dal pieno anche la sicura manuale, presente sul solo lato sinistro del fusto. La sicura dorsale, anch’essa ricavata dal pieno, ha un’elsa a coda di castoro ben dimensionata e che protegge in maniera efficace la mano forte.
Non vi nego che portare al poligono una Commander che costa quasi sette mila euro mi ha fatto un po’ impressione, ma è stato lo stesso distributore Erredi trading a insistere, in modo da apprezzare anche le doti balistiche di una pistola che ha sì l’obiettivo di essere bella, ma anche utile.
Così, ho deciso di risparmiarle munizioni ricaricate (non si sa mai…) portando a termine la prova a fuoco al Tsn di Gardone Val Trompia soltanto con munizioni commerciali. Unica “concessione”, l’impiego anche di una Fiocchi Subsonica con palla pesante di 148 grs, che avrebbe potuto anche riservare qualche contrattempo, in una pistola dalle tolleranze così strette.
I risultati non hanno deluso le aspettative. Ho effettuato alcuni colpo per prendere confidenza con la American Joe, ma devo dire che è stato subito feeling, nonostante qualche iniziale riserva sulle guancette in alluminio.
La presa, invece, è risultata ben salda e l’allineamento mirino-tacca di mira con il three dot-system ha reso rapida l’acquisizione del bersaglio.
Ho sparato prima con una mano, poi ho cercato la precisione impugnando a due mani e ingaggiando i bersagli a 25 metri. Le rosate sono state con tutte e quattro le munizioni di altissimo valore, con raggruppamenti molto concentrati e punto di impatto esattamente equivalente al punto mirato. Segno anche di una taratura di fabbrica perfetta. Anche le Fiocchi di 148 grani hanno permesso di stringere la rosata e l’unico contrattempo è stata una mancata espulsione proprio con questa munizioni che, però, rappresenta un unicum.
Il grilletto in alluminio, e ulteriormente alleggerito con tre piccole stelle, è ben dimensionato; precorsa e sgancio sono netti, puliti, perfettamente percepibili e gestibili anche in un tiro lento mirato.
Non posso negarlo: la Cabot gun American Joe mi è piaciuta da subito, perché apprezzo molto il “formato” Commander, perché sparare con questa pistola in 9×21 è un godimento, ma anche perché a me è proprio piaciuta la parte estetica, grazie a un’incisione originale, fuori dagli schemi, per nulla pesante dal punto di vista estetico.
A questo aggiungo la qualità costruttiva che Cabot gun riserva alle sue creazioni, da anni sinonimo di qualità e cura maniacale dei dettagli. Non è certo una pistola per tutte le tasche, ma chi ha la passione per il 1911 style dovrebbe avere in cassaforte anche una Cabot.
L'articolo completo su Armi e Tiro di gennaio 2019
Distributore: Erredi trading, via G. Matteotti 311, 25063 Gardone Val Trompia (Bs), tel. 030.89.10.743, info@erreditrading.com, erreditrading.com
Tipo: pistola semiautomatica
Modello: American Joe Commander 1911 style
Calibro: 9×21
Destinazione d’uso: difesa domiciliare; collezionismo
Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo di canna, sistema Colt-Browning
Scatto: Singola azione
Alimentazione: mediante caricatore monofilare
Numero colpi: 8+1
Percussione: tramite cane esterno scheletrito e percussore inerziale
Sicura: manuale sul fusto; mezza monta al cane; sicura dorsale maggiorata
Canna: match lunga 4,25” (108 mm), rigatura sinistrorsa a 6 principi
Mire: tacca di mira fissa Novak innestata bassa a coda di rondine; mirino Trijicon innestato a coda di rondine, con riferimento luminescente al trizio e relativo contorno bianco
Materiali: fusto e otturatore realizzati da massello di acciaio 416 di produzione Usa; carrello in acciaio inossidabile con processo esclusivo di tempra
Finitura: opaca tradizionale; elaborazione artistica American Joe by Joe Farris
Lunghezza totale: 199 mm
Altezza: 142 mm
Spessore: 32,5 mm
Peso rilevato: 1.024 grammi, scarica (78 grammi un caricatore vuoto)
Materiali: carrello e fusto sono d’acciaio al carbonio – la canna e il bushing sono d’acciaio inox – guancette in legno (cocobolo)
Finitura: opaca per fusto e carrello – la canna è lucida
Classificazione: arma comune
Prezzo: 6.650 euro, circa, Iva inclusa