Il Partito Caccia ambiente ha reso nota una decisione della Regione campania, inserita nella legge regionale n. 1 del 27 gennaio 2012, che stabilisce: “ogni cacciatore residente anagraficamente in Campania… ha diritto all’iscrizione come residenza venatoria per l’attività su fauna stanziale, nell’ambito territoriale di caccia che comprende il luogo di residenza, previo consenso dei relativi organi di gestione e del pagamento della quota di accesso. Il cacciatore in possesso di residenza venatoria ha diritto a trenta giornate di mobilità venatoria per l’esclusivo esercizio della caccia all’avi-fauna migratoria, con accesso alle zone di territorio utile alla caccia previa prenotazione. Tale diritto è soggetto al pagamento alla Regione di una quota pari a quella prevista al comma 1, lettera d), dell’articolo 38 per i cacciatori residenti in Campania”.
“Da oggi”, si legge nel comunicato del Partito Caccia ambiente, “possiamo dire che la caccia in Campania è stata abrogata definitivamente. Questi signori, infatti, pretendono (senza conoscere, evidentemente, la materia) che i cacciatori debbano necessariamente richiedere un primo Atc (nella propria residenza anagrafica e previo consenso degli organi di gestione ed il pagamento della quota di accesso) per la sola fauna stanziale. Senza tenere minimamente in conto che il 90% dei cacciatori campani (o invece, magari, facendo affidamento proprio su questo) svolge come unica attività la caccia alla migratoria, fregandosene altamente della stanziale. Insomma devono pagare senza poi trarne alcun frutto (diversamente dalle casse erariali che si rimpingueranno di sonante denaro). Non avremmo più il diritto di decidere dove andare a caccia perché ci obbligheranno a richiedere la residenza venatoria nel luogo dove abbiamo la residenza anagrafica (il che vuol dire che un napoletano non potrà più richiedere come territorio di caccia zone poste in altre Province) e infine dovremmo pure sperare che vi sia posto utile visto che vi sono Atc che hanno come territorio cacciabile spazi equiparabili a un fazzoletto.
Ma la porcata non finisce qui. Per cacciare la migratoria bisogna pagare un ulteriore balzello (pari alla somma prevista al comma 1, lettera d) dell’art 38) ovvero fino ad altri 38 euro, per avere il diritto, udite, udite, a 30 giornate di caccia previa prenotazione. Atri soldini per loro e ulteriori restrizioni per noi. Infatti, loro raddoppiano i soldi introitati (dovendo pagare due volte per fare quello che fino al 2011 ci costava la metà) e a noi riducono il periodo di caccia a soli due mesi e mezzo (facendo un semplice calcolo chi va a caccia di media 3 volte a settimana, infatti, in due mesi e mezzo si brucia queste benedette 30 giornate)”.