Un altro passo in avanti da parte di regione Lombardia nella costituzione di una filiera per la commercializzazione della cacciagione: istituito un marchio a garanzia della provenienza delle carni di selvaggina
La fauna selvatica rappresenta un’importante risorsa naturale rinnovabile, lo ha riconosciuto persino la Fao (l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) già nel 2005, con una nota nella quale auspicava a uno sfruttamento più consapevole e sistematico delle carni di selvaggina. In Italia, la commercializzazione della cacciagione è stata a lungo vietata a tutti i cacciatori, ma, da qualche tempo, regioni e associazioni si stanno muovendo per promuovere la creazione di una filiera che consenta di fornire alla ristorazione e alla grande distribuzione carne di alta qualità e garantita da un punto di vista sanitario e della provenienza.
È di pochi giorni fa l’ultima dichiarazione sul tema dell’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Fabio Rolfi, che, in occasione di un confronto sul tema del cinghiale tenutosi a Porlezza (Co), ha annunciato l’imminente istituzione del marchio “Cacciato in Lombardia”, “per valorizzare la selvaggina locale e contribuire ulteriormente al contenimento dei cinghiali“. La notizia arriva pochi giorni dopo la revisione della legge regionale 26/1993, con la quale la regione ha autorizzato i cacciatori al prelievo del cinghiale anche nelle ore notturne. L’auspicabile aumento dei prelievi genererà, probabilmente, un surplus di carni rispetto alle esigenze dei singoli cacciatori che, previo controllo sanitario, sarà possibile commercializzare con il marchio “Cacciato in Lombardia”.
Soddisfatta dell’iniziativa anche Barbara Mazzali, consigliere regionale della Lombardia con Fratelli d’Italia, che sulla sua pagina Facebook ha annunciato che “mentre vegani e animalisti vaneggiano, noi sappiamo bene che il problema (quello dei danni causati dalla fauna selvatica, ndr) è grave e che soltanto con la caccia si può dare una svolta decisa alla situazione“. La Mazzali ha poi ricordato che, con la nuova normativa lombarda, gli agriturismi possono acquistare la carne di selvaggina come prodotto locale, in modo da stimolare una vera e propria filiera come, per altro, già in atto da diversi anni in altri Paesi. Occorre ricordare che la carne di selvaggina è un prodotto d’eccellenza, caratterizzato da contenuto proteico elevato e da bassi livelli di grassi e colesterolo, proveniente da animali nati e cresciuti in libertà, in situazioni di assoluto benessere anche sotto il profilo etico. Un utilizzo consapevole di questa eccellenza agroalimentare è fondamentale per lo sviluppo del mondo venatorio e per l’evoluzione della figura stessa del cacciatore che, con un’adeguata formazione, può diventare a tutti gli effetti un produttore primario.