Trudeau non demorde, anzi rilancia: in attesa di capire come sarà effettuato il famoso buyback delle armi che ha dichiarato “d’assalto” e quindi illegali nel maggio 2020, il suo partito ha proposto di introdurre un emendamento al progetto di legge C-21, presentato nella primavera 2021. Oltre a mettere al bando le armi corte (in attesa che questo diventi legge, la scorsa estate è stato varato un decreto che ha proibito l’importazione di pistole), il provvedimento prevederà anche una definizione per le armi lunghe “d’assalto” da considerare vietate: una definizione tanto ampia che, se fosse effettivamente approvata, comporterebbe il divieto di detenzione della stragrande maggioranza delle armi lunghe semiautomatiche. La definizione, infatti, prevede di considerare vietate le carabine o i fucili a canna liscia “capaci di sparare munizioni a percussione centrale in modo semiautomatico e progettati per accettare un caricatore amovibile con una capacità superiore a 5 cartucce”. Appare evidente la discrepanza rispetto, per esempio, alla categoria A7 della direttiva europea, la quale prevede che le armi semiautomatiche a percussione centrale vi appartengano se “un caricatore che può contenere più di 10 colpi è parte dell’arma da fuoco o un caricatore staccabile che può contenere più di 10 colpi vi è inserito”.
Il partito conservatore ha criticato il provvedimento e, in particolare, la parlamentare Raquel Dancho ha dichiarato: “il governo liberale, con questo emendamento, si appresta a mettere al bando praticamente tutti i fucili e le carabine semiautomatici, anche quelli utilizzati dai cacciatori di uccelli. È scioccante”.
Gli ha fatto eco il collega di partito Glen Motz, il quale ha accusato i liberali di prestare poca o nulla attenzione al contrasto al traffico di armi illegali attraverso la frontiera con gli Stati Uniti e ha chiesto quanto la nuova misura dovrebbe costare al governo. “Il governo”, ha dichiarato Motz, “dice di credere nelle decisioni basate sui fatti. Bene, ci mostri le prove secondo le quali i possessori legali di armi sono il problema”.
Anche a livello locale, l’accoglienza all’emendamento non è stata entusiastica: il premier della provincia del Saskatchewan, Scott Moe, ha fatto notare che un emendamento del genere è stato inserito senza alcun preavviso e che avrebbe un impatto non da poco sulle popolazioni rurali. “L’emendamento”, ha dichiarato, “evidenzia lo scollamento tra il governo liberale federale e i legali possessori di armi del Saskatchewan”.
La Canadian coalition for firearms rights (Ccfr), ha sottolineato che il partito liberale avrebbe i numeri in Parlamento per far approvare il provvedimento così come è, e ha osservato: “Nel 2020, i liberali hanno messo al bando oltre 2.000 modelli e varianti di armi sportive e da caccia, comunemente possedute e utilizzate in sicurezza dai legali detentori in tutto il Paese. Hanno detto che i proprietari sarebbero stati compensati e che avrebbero senz’altro potuto acquistare, con quei soldi, altri tipi di armi in sostituzione. Peccato che adesso siano venuti a prendere anche le altre. Ecco perché nessuno può credere a una parola di ciò che questa gente dice. Siamo stati considerati cospirazionisti, ci è stato detto “non vengono per prendere le vostre armi”. Be’, cari canadesi, invece sono proprio qui per questo, e non importa cosa vi abbiano detto ieri o cosa vi diranno domani”.