Non si placa la polemica sulla riforma della legge venatoria. Le associazioni anti caccia sono in fermento e le frange più estremiste dell’arcipelago ambientalista hanno subito trovato terreno fertile per rilanciare, nonostante gli schiaffi assestati dagli italiani non molti anni fa, vecchi cavalli di battaglia come il referendum popolare per l’abolizione della caccia. È il caso del verde Angelo Bonelli (la cui comparsata alla puntata dedicata da Porta a porta alla caccia è stata la più inconsistente).
A dar man forte al fronte “morte ai cacciatori” anche il sito del quotidiano la Repubblica che ha addirittura promosso un “polentone statistico”, commissionando all’istituto di ricerca Ipsos, mischiando abilmente la tornata elettorale regionale e domande sul futuro della caccia.
“Sette italiani su dieci sono fortemente contrari alla caccia, due non prendono una posizione decisa, uno è a favore”. Questi sono i dati dello studio che Ipsos ha condotto, per conto di Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf, nelle 13 regioni al voto il 28-29 marzo prossimi, su un campione di 980 persone, pubblicati sul sito de la Repubblica.
Gli intervistati hanno risposto alla domanda posta dall’istituto di ricerca: “Il testo di legge approvato al senato dovrà ora essere discusso alla camera dei deputati. Secondo lei cosa dovrebbe fare il Parlamento?” Due italiani su tre hanno risposto che a questo punto bisogna varare un testo più restrittivo rispetto a quello originario e vietare la caccia agli uccelli migratori (37%) o, almeno, ridurre il periodo di caccia (30%); il 14% chiede di tornare alla legge quadro che la controriforma vuole far saltare; il 9% si astiene dal giudizio, mentre il 10% si è dichiarato a favore della legge così come è stata approvata dal senato. Forti di questi dati, i vertici di Enpa, Lav, Legambiente, Lipu, Wwf Italia hanno chiesto con una lettera un incontro con i presidenti di camera e senato per chiedere di limitare l’attività venatoria.
Non si è fatta attendere la risposta di Osvaldo Veneziano di Arcicaccia che rispedisce al mittente il progetto del presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che, sfruttando la tecnica della disinformazione messa in campo dopo la proposta di revisione della 157/92 da parte del senatore Franco Orsi, è tornato alla carica riproponendo il referendum per l’abolizione della caccia: “Sbagliato proporre il referendum per abolire la caccia, così come è stata sbagliata e piena di ambiguità la manifestazione di oggi a Roma in nome della ruralità. Solo la disonestà intellettuale poteva accecare i politici oltranzisti, dentro e fuori il mondo venatorio. Noi invitiamo calorosamente tutti a fermarsi e a ragionare e a non dare spazio agli estremismi che, da ambo gli schieramenti, concorrono a riaprire un nuovo scontro. Quello che occorre è consolidare e far applicare una normativa equilibrata affinché il prelievo venatorio si svolga nei limiti delle normative che tutelano la fauna selvatica che, prima di tutto, è patrimonio degli italiani. Riproporre al Paese uno scontro referendario è il peggior danno che si può fare all’ambiente e alla fauna”.