Che si usino a caccia, per il tiro sportivo o la difesa personale, le armi da fuoco formano un binomio inscindibile con le munizioni del calibro specifico. Per fare sì che l’impiego dell’arma e delle munizioni sia sicuro e non dia luogo a incidenti, ormai da molti decenni sono stati fissati alcuni standard per i produttori di armi e munizioni, che fissano le pressioni massime di esercizio per ciascun calibro, le dimensioni minime ammesse della camera di cartuccia e dell’anima della canna, nonché le dimensioni massime ammesse per la cartuccia nel suo complesso e, in particolare, per il bossolo.
L’Italia è uno dei Paesi che aderisce al sistema di omologazione internazionale Cip (acronimo che sta per Commissione internazionale permanente per la prova delle armi da fuoco portatili), con sede a Bruxelles. Al momento ne fanno parte 14 Paesi che, oltre all’Italia, sono Germania, Austria, Belgio, Cile, Emirati arabi uniti, Spagna, Finlandia, Francia, Ungheria, Regno unito, Russia, Slovacchia e Repubblica ceca.
Gli Stati Uniti (che sono il principale produttore mondiale di armi per uso civile) non aderiscono al sistema Cip, bensì hanno un proprio sistema che è denominato Saami (acronimo che sta per Sporting arms and ammunition manufacturer’s institute).
Le differenze tra i due
Il primo aspetto sostanziale che differenzia in modo evidente il sistema Saami rispetto al sistema Cip, è che il primo è sostanzialmente uno standard al quale aderiscono volontariamente le principali aziende del settore, non fornisce ufficialmente alcuna omologazione, bensì in pratica una serie di “raccomandazioni” ai produttori. È quindi possibile per un fabbricante statunitense produrre armi e munizioni per calibri che non risultano nelle schede Saami (come le cosiddette “proprietary cartridges”, ma non solo), così come è possibile prevedere schede Saami per calibri dimensionalmente identici ad altri già esistenti, ma funzionanti con pressioni superiori (sono le cosiddette cartucce “+P”).
Le norme Cip, invece, per i Paesi che aderiscono al sistema di omologazione sono obbligatorie, ne consegue che senza una omologazione Cip non è possibile produrre e commercializzare armi e munizioni in un determinato calibro. Non sono quindi “consigli” né “raccomandazioni”, bensì obblighi normativi, sul rispetto dei quali vigilano i Banchi nazionali di prova, che sono tenuti sia a testare a fuoco (con la cosiddetta prova forzata) le armi, sia a verificare le prestazioni di ogni singolo lotto di munizioni destinato alla commercializzazione.
La questione che spesso suscita la curiosità degli appassionati è, in realtà, molto semplice: Saami e Cip, sono equivalenti oppure no? Di conseguenza, un’arma o una cartuccia prodotte secondo uno dei due standard, sono sicure nell’uso anche con l’altro standard? Per dirla più chiaramente: se uso un’arma americana con cartucce tedesche, o un’arma italiana con cartucce americane, sono “a rischio” oppure no?
Il dubbio è più che legittimo nel momento in cui si mettono a confronto le pressioni massime di esercizio fissate per i calibri omologati Saami con quelle dei calibri omologati Cip, e si constata che le prime risultano sostanzialmente inferiori alle seconde. Da ciò si potrebbe dedurre, per esempio, che sparare cartucce “europee” in armi americane potrebbe accelerare precocemente l’usura di queste ultime. In realtà le cose non stanno affatto così. Va infatti sottolineato che è proprio il sistema di rilevazione delle pressioni a norma Saami a essere differente rispetto al protocollo Cip: in entrambi i casi, oggi, si utilizzano canne manometriche con trasduttori piezoelettrici, ma mentre con il sistema a norma Cip la verifica delle pressioni avviene praticando un foro al centro del corpo del bossolo, con il sistema Saami la rilevazione avviene nella medesima posizione, ma senza forare il bossolo. Ne consegue che i valori pressori rilevati sono formalmente differenti, ma sovrapponibili nella sostanza.
Più di tutto, è sempre importante sottolineare che le armi e munizioni che vengono commercializzate in un Paese Cip, devono essere sottoposte alle verifiche di sicurezza previste (prova forzata per le armi, test in canna manometrica per un campione del lotto di cartucce), a prescindere da quale sia il Paese di produzione. In altre parole: una pistola semiautomatica prodotta negli Stati Uniti, per essere commercializzata in Italia deve comunque superare la prova in un Banco Cip, che potrebbe essere quello di Gardone Val Trompia oppure quello di Liegi, in Belgio, o di Ulm in Germania, e così via. Una volta che l’arma è testata in un banco Cip, è verificata per tutti i Paesi che aderiscono allo standard Cip. Lo stesso vale per le munizioni.
Questione di sfumature
Al di là della questione delle pressioni, in realtà esistono anche piccole differenze dimensionali a livello dei bossoli e delle palle dei calibri omologati Saami e Cip. In alcuni casi si tratta di uno o al massimo due centesimi di millimetro, in altri casi si parla quasi di due decimi. In particolare, uno degli elementi sul quale si concentrano spesso le differenze più sensibili è lo spessore del rim del fondello e della eventuale scanalatura soprastante (per i calibri rimless o semi-rimmed). Questo, in alcuni rarissimi casi, può determinare alcuni malfunzionamenti se, per esempio, in un’arma prodotta negli Stati Uniti lo spazio a disposizione dell’estrattore per accogliere il fondello del bossolo è molto “giusto” sulle dimensioni Saami (solitamente più risicate rispetto alle norme Cip) e vi si camerano e sparano munizioni a norma Cip. Se si riscontrano inceppamenti o incertezze di alimentazione con la propria pistola, e non si riesce a comprendere quale possa essere la causa, una volta cercato di risolvere ogni altro aspetto possibile si può anche tentare di sparare munizioni che siano state prodotte secondo il rispettivo sistema di omologazione dell’arma, quindi magari munizioni americane nelle armi americane e munizioni italiane o tedesche in armi italiane o tedesche.