Il Cncn ha diramato un comunicato nel quale stigmatizza l’ultimo, grave fatto di cronaca in cui è coinvolto l’utilizzo delle armi, per ribadire che, più dei limiti alla detenzione, sia il semplice controllo “incrociato” a fornire i migliori risultati in tema di prevenzione. “Un episodio di cronaca nera accaduto a Cuneo il 16 marzo”, si legge nel comunicato, “ha riportato in primo piano un problema gravissimo di cui sia l’Anpam sia il Cncn hanno perfetta e tota…
Il Cncn ha diramato un comunicato nel quale stigmatizza l’ultimo, grave fatto
di cronaca in cui è coinvolto l’utilizzo delle armi, per ribadire che, più dei
limiti alla detenzione, sia il semplice controllo “incrociato” a fornire i
migliori risultati in tema di prevenzione. “Un episodio di cronaca nera
accaduto a Cuneo il 16 marzo”, si legge nel comunicato, “ha riportato in primo
piano un problema gravissimo di cui sia l’Anpam sia il Cncn hanno perfetta e
totale consapevolezza: il controllo sui requisiti psicofisici di chi chiede una
qualsiasi licenza di porto d’armi. Come accaduto altre volte in passato,
risulta che il detentore delle pistole fosse non solo notoriamente instabile
dal punto di vista psichiatrico, ma che addirittura nel 1984 fosse stato
condannato a due anni di reclusione per aver cercato di uccidere la moglie e
per aver sequestrato, pistola alla mano, un sottufficiale di polizia e tre
bambini. A fronte di questi assurdi eventi, acquista ulteriore valenza la
proposta avanzata più volte, non solo dall’Anpam e dal Cncn ma da tutte le
associazioni venatorie e le federazioni sportive, di investire del delicato
problema del controllo dei requisiti psicofisici i medici di base. Solamente
questi professionisti, infatti, posseggono tutti gli strumenti conoscitivi per
individuare coloro che soffrono di patologie tali da sconsigliare il possesso
di qualsiasi arma. In questo caso, comunque, esisterebbero precedenti penali
tanto rilevanti da rendere perfino superfluo un accertamento sanitario. D’altro
canto, è assolutamente innegabile che nessun collegamento fra le varie autorità
e nessuna visita medica potrebbe impedire che un’improvvisa esplosione di
follia possa seminare lutti e dolore. Nel giro di pochissimi giorni, infatti,
le cronache si sono dovute occupare con grande sgomento di tre gravissimi
episodi. Il primo, veramente raccapricciante, ha visto uno stimato chirurgo
sterminare a martellate la moglie e due figlie prima di uccidersi recidendosi l’
arteria femorale; anche nel secondo, per una povera madre vittima di una
profonda crisi depressiva, non c’è stato alcun bisogno di armi da fuoco, ma
sono bastati coltelli e forbici per ridurre in fin di vita i due figlioletti;
nel terzo, infine, ad una donna di Vicenza, è bastata un’ascia per uccidere il
marito che era rientrato a casa ubriaco. Di fronte a queste tragedie, che
meritano solamente dolore e rispetto per le vittime e gli autori, sarebbe
umanamente e civilmente intollerabile ogni ulteriore nuova speculazione
tendente a limitare e osteggiare, immotivatamente, il legittimo possesso di
armi da parte di tanti appassionati e sportivi, che di buon grado si
sottopongono periodicamente alle prescritte verifiche sanitarie.