È un’italia troppo protetta
È facile da capire: basta andare al link www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn/rete_natura2000/rete_natura2000.asp. Si scopriranno i Siti di interesse comunitario (Sic) e le Zone di protezione speciale (Zps) che il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha istituito nel 1992. A oggi sono state individuate da parte delle regioni italiane 2.255 Sic proposte dal nostro Paese alla Ue e 559 Zps, per un totale di 5.219.825 ettari (17,3% del territorio). Nel pross…
È facile da capire: basta andare al link
www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn/rete_natura2000/rete_natura2000.asp.
Si scopriranno i Siti di interesse comunitario (Sic) e le Zone di protezione
speciale (Zps) che il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha istituito
nel 1992. A oggi sono state individuate da parte delle regioni italiane 2.255
Sic proposte dal nostro Paese alla Ue e 559 Zps, per un totale di 5.219.825
ettari (17,3% del territorio). Nel prossimo futuro, altre aree si
aggiungeranno, essendo già avviata e consolidata una fase di concertazione e
collaborazione con le singole regioni e le province autonome. Queste brutte
sigle stanno a indicare aree particolari che in Italia sono state
immediatamente equiparate alle aree naturali protette (parchi nazionali,
regionali e altro), nelle quali vige il divieto assoluto della caccia ed è
vietata l’introduzione d’armi, anche se scariche e in custodia. L’obbligo
prescritto dalla Ue, per queste zone, è invece di garantire uno stato di
conservazione favorevole alle specie di uccelli migratori o di interesse
comunitario individuate nel sito, anche attraverso il mantenimento e il
ripristino degli habitat necessari alla loro sopravvivenza e riproduzione.
Tutte le attività umane sarebbero quindi a priori permesse purché non
pregiudichino questo obiettivo. In altri Paesi europei neanche si sognano una
situazione simile: la Germania c’insegna che persino nei parchi si caccia
tranquillamente con un regime controllato.
Non è nemmeno previsto che i Sic debbano diventare parchi, ma Zone speciali di
conservazione (Zsc), uno status diverso e indipendente dal sistema delle aree
protette regolato dalla legge 394/91. Un Sic può sovrapporsi parzialmente o
interamente a un parco. Ma questo in Italia non accade. E non ci spieghiamo
perché: se le Zps sono aree idonee a garantire, ad alcune specie d’uccelli
selvatici, condizioni favorevoli in tutta l’area di distribuzione, e i Sic sono
siti che contribuisce in modo efficace a mantenere la biodiversità e a
mantenere, o a ripristinare, un tipo di habitat naturale in uno stato di
conservazione soddisfacente, come mai i parchi non coincidono con Zps e Sic?
Non sarà un altro espediente per togliere spazio ai cacciatori, in barba alla
legge che limita al 30% la porzione di territorio preclusa all’attività
venatoria?
Le associazioni venatorie (Anlc, Anuu, Arcicaccia, Enalcaccia, Federcaccia,
Italcaccia ed Ente produttori selvaggina), abituate alle battaglie di
retroguardia adesso esprimono “preoccupazione per le incertezze prospettate dal
vigente quadro normativo in ordine all’applicazione in Italia della direttiva
79/409 e 43/92” e sollecitano un autorevole intervento al presidente della
Conferenza delle regioni, Vasco Errani (Ds), “per dare la giusta soluzione alle
problematiche Zps e Sic escludendo come già avviene in Europa misure di divieto
e di penalizzazione dell’attività venatoria”. È l’ultima spiaggia? Confidiamo
di no e non vogliamo essere pessimisti. Certo, occorre uscire dall’immobilismo.