Ultimamente è stata condotta una ricerca per monitorare la popolazione di elefanti africani. I risultati hanno affermato che la specie è attualmente stabile nelle cinque più importanti regioni nelle quali si riscontrano le più alte presenze. Il numero complessivo è stato accertato in 227.900 capi. Gli stati interessati dalla ricerca sono stati l’Angola, il Botswana, la Namibia, lo Zambia, lo Zimbabwe e l’area di conservazione transfrontaliera di Kavango Zambesi. Il numero di elefanti osservati in Botswana nella precedente indagine era di 129.939, calcolati nel 2015, mentre adesso ne sono stati accertati 131.909. Analogamente in Zimbabwe, che ha la seconda più grande popolazione, ne sono stati osservati 65.028 esemplari. Il monitoraggio è stato molto capillare ed eseguito con un piano sincronizzato di molti voli che hanno percorso ognuno il suo spazio stabilito, alla stessa quota, alla stessa velocità e più aderenti possibile ai transetti aerei loro assegnati. Ogni aereo aveva a bordo due osservatori ciascuno, che avevano il monitoraggio da uno specifico lato dell’aereo. Le ricerche e le osservazioni si sono protratte dal mese di agosto fino al mese di ottobre 2022, durante la stagione secca, in quanto è il periodo in cui gli elefanti sono maggiormente visibili. Il Direttore esecutivo del progetto e del segretariato Kaza, Nyambe Nyambe, ha dichiarato che sono state ripercorse le aree oggetto di osservazione nei periodi precedenti, calcolando animali vivi, segnando il numero di carcasse e monitorando anche tutti gli altri grandi erbivori. “Le aree monitorate”, ha dichiarato, “sono la casa di più della metà degli elefanti viventi in Africa. Questi confortanti dati ci danno l’opportunità di capire come intervenire per aiutare l’ecosistema e implementare le migliore soluzioni per la gestione della fauna e la coesistenza con la presenza umana”.
Si tratta senza dubbio di un’ottima notizia che, tuttavia, curiosamente non è stata ripresa in alcun modo dalle associazioni animaliste nostrane, a fronte delle continue richieste di fondi per progetti più o meno strampalati di “salvataggio”. Ovviamente la strada per la conservazione di questo splendido pachiderma sarà lunga e irta di ostacoli, ma questo primo passo è se non altro confortante.