Federcaccia Toscana e Coldiretti Toscana hanno firmato, a Firenze, un documento di collaborazione che sancisce un nuovo rapporto tra mondo agricolo e venatorio: tutela della biodiversità e dell’attività agricola sono i principi che ispirano un’intesa, il cui obiettivo è anche rafforzare il rapporto tra due mondi “erroneamente messi in contrapposizione”, hanno sottolineato Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana e Moreno Perriccioli, presidente Federcaccia Toscana, e che, invece, “vogliono collaborare per creare un nuovo modello per governare fauna e ambiente, salvaguardando le attività agricole. La caccia”, hanno aggiunto, “è un pezzo importante della cultura rurale e quando la densità degli ungulati è fuori controllo, la biodiversità sparisce”.
E sono proprio la salvaguardia della biodiversità insieme alla tutela delle attività produttive, agricole e forestali i principi che ispirano l’accordo sottoscritto a Firenze dalle due associazioni.
Coldiretti e Federcaccia si preparano a esercitare “una forte azione di pressione nei confronti delle amministrazioni provinciali che sono obbligate, come previsto dal Praf (Piano regionale agricolo forestale) ad attivare le azioni necessarie, entro 48 ore dalla segnalazione, per la prevenzione e il contenimento dei danni alle colture, anche con azioni nelle aree in divieto di caccia, utilizzando cacciatori abilitati e squadre di pronto intervento.
Nella piattaforma sottoscritta da Coldiretti e Federcaccia parole di apprezzamento sono state spese per i contenuti del Praf, alla cui elaborazione le due associazioni hanno contribuito, sottolineando, però, anche “l’impegno di spingere sull’acceleratore per dare risposte immediate alle situazioni critiche per i danneggiamenti all’agricoltura a opera degli ungulati e di operare da subito affinché gli organi competenti, province e Atc, mettano a punto meccanismi che consentano di organizzare, secondo i modi e i tempi disposti dalla legge e dal Praf, l’intervento delle squadre e dei cacciatori abilitati”.
Bocciata, ma non è una novità, la “logica del risarcimento per i danni subiti”, una logica, secondo le due associazioni, “perdente e uno spreco di risorse che potrebbero essere destinate, una volta riportata la densità a livelli sostenibili, per la gestione del territorio”.
L’altro snodo fondamentale dell’intesa ruota attorno alla riforma della legge nazionale sulla caccia, percorso utile e non più rimandabile per imprimere ancora più forza ed efficacia agli strumenti del Praf. Il processo di condivisione comune di Coldiretti e Federcaccia Toscana prevede, infatti, l’attivazione di un percorso innovativo per arrivare all’elaborazione di un testo di riforma della 157/92, la legge nazionale sulla caccia che ha ormai vent’anni di età e un testo considerato obsoleto e non più capace di leggere e interpretare il territorio alla luce anche dell’emergenza ungulati e delle specificità delle singole aree. L’obiettivo di Coldiretti e Federcaccia è “ricercare le più ampie convergenze fra tutte le componenti sociali disponibili, da sottoporre alle forze politiche e alle Istituzioni regionali con la richiesta di promuovere intese con altre regioni per arrivare alla presentazione, con la sottoscrizione di cinque consigli regionali, al parlamento. La proposta di riforma dovrà essere anche il frutto del buonsenso e del pragmatismo.
Infine, capitolo tasse di concessione: Coldiretti e Federcaccia chiedono il ritorno del 50% dei proventi delle tasse di concessione previsto dalla legge finanziaria del 2001, ma mai mantenuto dai governi che si sono succeduti: circa 8 milioni di euro all’anno dal 2005 che potrebbero essere impiegati per la gestione faunistica venatoria e che, invece, mancano dalle casse della regione Toscana.
“È su queste basi e su queste premesse che Coldiretti e Federcaccia”, concludono Marcelli e Perriccioli, “intendono procedere, operando da subito sulle questioni già affrontate nel presente documento e impegnando i propri organi dirigenti a estendere e approfondire materie e prospettive di iniziative comuni”.