Nello studio “Questo non è amore” della Polizia di Stato, sui femminicidi, nel 2019 crolla l’utilizzo delle armi da fuoco, a favore di armi da taglio e oggetti contundenti
In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebrerà il 25 novembre, la Polizia di Stato ha fatto il punto sul fenomeno con lo studio “Questo non è amore 2019”. Nella brochure diffusa dalla Polizia di Stato, in particolare, sono racchiusi tutti gli elementi salienti relativi alla violenza di genere del 2019, in rapporto al 2018 e agli anni precedenti.
Tra gli aspetti sicuramente positivi c’è il maggior numero di delitti denunciati, il che si traduce in una maggior coscienza da parte delle vittime dei delitti subiti e in una maggior fiducia nelle istituzioni nel denunciare quanto accaduto. Purtroppo il numero delle vittime di sesso femminile, in percentuale, è in aumento (71 per cento contro il 68 dell’anno precedente), in compenso l’andamento dei reati di violenza sessuale, maltrattamenti, percosse e atti persecutori è in diminuzione in senso assoluto, rispettivamente del 16,7 per cento, 2,9 per cento, 6,8 per cento e 12,2 per cento.
Sul totale delle vittime di sesso femminile, la morte per “femminicidio” (cioè un assassinio perpetrato sulla donna in ragione del proprio genere, per una malata concezione di possesso, la mancata accettazione di una separazione, gelosia ossessiva, non accettazione di una nuova storia d’amore dell’ex partner e così via) è passata dal 37 al 49 per cento, con un significativo 67 per cento di esse costituito da donne straniere (era il 61 per cento nel 2018).
Particolarmente significativa, anche in ragione delle strumentalizzazioni avvenute negli scorsi mesi, la netta inversione di tendenza in termini di armi utilizzate per perpetrare il femminicidio: le armi da fuoco infatti sono crollate dal 38 per cento del 2018 al 18 per cento del 2019, contro un aumento sostanziale invece delle armi da taglio (dal 29 al 36 per cento) e degli oggetti contundenti (dal 13 al 27 per cento). L’assassino è risultato essere l’attuale partner nel 61 per cento dei casi, l’ex partner nel 23 per cento dei casi, un conoscente nel 14 per cento dei casi.