Haters all’attacco sui social network per le ricette a base di selvaggina pubblicate dalla britannica Rachel Carrie, colpevole (secondo loro) di essere una cacciatrice. Pioggia di insulti e provvedimenti da parte di Instagram, ma ai danni della cacciatrice
L’ultima vittima dell’odio scaturito dalla follia animalista è stata Rachel Carrie, fascinosa cacciatrice britannica, molto popolare nel Regno Unito e seguitissima sui social, dove ha raccolto poco meno di 60 mila follower. Ad accendere su di lei i riflettori degli odiatori seriali è stata la recente pubblicazione di “Game & Gatherings”, un libro di ricette a base di selvaggina scritto dalla Carrie, strenua sostenitrice di quello che gli inglesi chiamano “field to fork”, letteralmente “dal campo alla forchetta”, cioè il consumo di tutta la carne cacciata in sostituzione della meno salutare e sicuramente meno etica carne d’allevamento intensivo. Sì, perché il paradosso è proprio questo: agli animalisti da salotto spesso sfugge che la caccia è senza ombra di dubbio il mezzo più etico per procurarsi la carne. Non solo perché cacciare richiede molte più abilità e impegno rispetto al semplice gesto di allungare la mano verso il banco frigo di un supermercato, ma anche poiché gli animali selvatici conducono una vita infinitamente più dignitosa rispetto a quelli nati e cresciuti in allevamenti intensivi.
La colpa della Carrie, a detta dei suoi detrattori, sarebbe quella di essere una cacciatrice, di voler trasmettere i valori di un sano rapporto con la natura e di voler insegnare agli altri come poter beneficiare di quello che la natura offre. Sotto accusa degli animalisti anche alcune affermazioni della cacciatrice britannica, che avrebbe dichiarato, a nostro avviso in maniera del tutto condivisibile, di utilizzare da circa dieci anni le carni di selvaggina per nutrire i propri figli.
Anche in questo caso, comunque, la compagine animalista non ha esitato a mostrare il suo vero volto, ricoprendo la Carrie di minacce e insulti, rivolti a lei personalmente o alla sua famiglia. La cosa più assurda, però, è che Instagram avrebbe reagito censurando non i commenti degli odiatori, bensì alcuni scatti della cacciatrice (alcuni addirittura raffiguranti non animali o trofei, ma piatti a base di selvaggina), che, sempre secondo il noto social network, rappresenterebbero “violenza esplicita”. Non possiamo far altro che unirci al disappunto di Rachel che si è detta particolarmente delusa dal fatto che i social non abbiano fatto nulla per tutelare la sua dignità e i suoi diritti, accanendosi, anzi, contro di lei con assurde censure. «Fossero stati motivati da razzismo o omofobia – ha dichiarato – quella gente sarebbe stata arrestata: ma con una cacciatrice ci si può permettere di tutto».