Uno studio recentissimo pubblicato sul Journal of Applied Ecology pone in evidenza il nesso negativo esistente su larga scala in Europa tra il declino degli uccelli che nidificano a terra e l’abbondanza dei predatori generalisti, suggerendo quindi la necessità di rivedere le strategie di gestione
Riceviamo e pubblichiamo da Ufficio Studi e ricerche faunistiche e agro-ambientali Federcaccia.
È noto che le strategie fondanti delle Direttive “Natura” dell’Unione Europea, ovvero le Direttive “Uccelli” e “Habitat”, si focalizzano sulla gestione degli habitat come strumento per arrestare il degrado dell’ambiente e della fauna selvatica. Tuttavia, molte specie di uccelli continuano a diminuire in tutta Europa.
Uno studio pubblicato sul Journal of Applied Ecology (McMahon B.J., S. Doyle, A. Gray, S.B.A. Kelly, S.M. Redpath, 2020 – European bird declines: Do we need to rethink approaches to the management of abundant generalist predators? Journal of Applied Ecology. DOI: 10.1111/1365-2664.13695) ha verificato il ruolo della predazione nel determinare il declino delle popolazioni di uccelli e se fosse necessario riconsiderare l’approccio alla gestione dei predatori generalisti.
Sono state analizzate le tendenze delle popolazioni di uccelli e le variazioni della loro distribuzione in Europa, Gran Bretagna e Irlanda, per vedere se riflettevano il gradiente di abbondanza dei predatori generalisti (principalmente la volpe e i corvidi).
È stato verificato se le specie di uccelli nidificanti a terra, considerate più vulnerabili alla predazione (Newton, 1993; Fletcher et al., 2010; Roos et al., 2018; Ludwig et al., 2019), erano in declino maggiore rispetto a specie con altre strategie di nidificazione. Gli Autori hanno, inoltre, confrontato specie elencate nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, per le quali gli Stati membri hanno l’obbligo di adottare strategie di gestione dell’habitat, con specie non elencate, per le quali non sono previste analoghe misure.
È stato scoperto che in tutta Europa il 74% delle specie di uccelli nidificanti a terra è in declino, rispetto al 41% delle altre specie. Ciò è particolarmente evidente in Gran Bretagna, dove il modello indica il 66% rispetto al 31%, e in Irlanda, il 71% rispetto al 20%. Le specie nidificanti a terra hanno quindi una probabilità significativamente maggiore di continuare a diminuire rispetto ad altre specie. Inoltre, i risultati sono coerenti con la tesi che il declino delle popolazioni di questi uccelli è almeno in parte correlato alla maggiore abbondanza dei predatori generalisti. In Gran Bretagna, le specie nidificanti a terra avevano meno probabilità di essere in declino se erano elencate in Allegato I (tutela dell’habitat), tuttavia, in Europa e in Irlanda l’inclusione delle specie in Allegato I non ha dimostrato di essere in grado di ridurre i problemi connessi alla strategia di nidificazione a terra delle specie.
Lo studio conclude che l’attuale normativa comunitaria è chiaramente insufficiente per contrastare il calo diffuso degli uccelli che nidificano a terra, e questo avviene in Europa, in Irlanda e anche in Gran Bretagna. Ignorare il ruolo dei predatori generalisti in questo fenomeno negli ambienti rurali moderni può portare a ulteriori cali e perdite di popolazioni e specie di uccelli in tutta Europa. Vi è quindi urgente bisogno di esperimenti su larga scala per testare la causalità nell’impatto dei predatori generalisti su specie di uccelli che nidificano a terra nei diversi paesaggi. Vi è anche la necessità di intensificare le misure di miglioramento degli habitat per le specie più vulnerabili, segnatamente quelle che nidificano a terra, ma poiché i cambiamenti nei paesaggi avverranno solo a lungo termine, nel frattempo, se intendiamo salvaguardare e valorizzare gli uccelli che nidificano a terra, è necessario riconsiderare il controllo dei predatori generalisti ampiamente diffusi, almeno fino a quando i paesaggi rurali non siano adeguatamente ripristinati.
Anche in Italia è da tempo documentato un incremento dei predatori opportunisti, quali corvidi, volpi, alcuni gabbiani, diversi ardeidi oltre al cinghiale. Le conclusioni dell’articolo possono quindi essere, a nostro avviso, estese a buona parte del territorio italiano, in cui sono presenti specie che nidificano a terra di interesse sia venatorio sia conservazionistico, tra cui vari fasianidi (es. starna, coturnice, quaglia), la pavoncella, l’allodola, la tottavilla, alcuni anatidi e anche la lepre.
Non è un caso che il Piano d’Azione Internazionale sui limicoli nidificanti nelle praterie umide, tra cui la pavoncella, preveda proprio il controllo di questi predatori quale strategia prioritaria per riportare le specie in uno stato di conservazione favorevole a livello europeo. Non vediamo purtroppo in Italia iniziative istituzionali che diano seguito a queste indicazioni europee, così come verifichiamo di continuo le difficoltà per le Amministrazioni pubbliche di procedere al controllo efficace dei predatori generalisti.