L’articolo 43 della legge Comunitaria 2009, approvato alla camera, contiene alcune modifiche alla legge 157/92, in attuazione della direttiva 79/409/CEE. Alla fine, tra cavilli ed eccezioni, per i cacciatori cambierà ben poco rispetto a prima. Sull’argomento, al solito, abbiamo assistito agli attacchi mediatici da parte degli esponenti ambientalisti e dagli oppositori della caccia, il cui unico scopo è stato quello di attuare una feroce campagna denigratoria fatta di informazioni completamente false, parlando volutamente a sproposito di “caccia tutto l’anno”, “deregulation venatoria”, eccetera.
È un fatto che il testo interessi solo agli animalisti e, soprattutto, ai 710 mila cacciatori, all’indotto, alle aziende del made in Italy. Certo è che quello della caccia è un popolo bipartisan (il numero più alto, e di molto, dove si trova? Nella rossa Toscana) e con una discreta economia alle spalle.
Come bipartisan è stato alla fine l’emendamento approvato mercoledì alla Camera, con parte del Pd astenuto e il Pdl spaccato in due, tra favorevoli e contrari, che assieme alla Lega avrebbero preferito un testo più liberale.
La Lega, che ha espressamente votato no, respinge al mittente ogni sospetto di isolamento. Gianluca Pini, a nome del Carroccio, ha rilevato non senza recriminare: “Era stato sottoscritto un accordo in Commissione con il Pdl. Purtroppo questo consenso è stato disatteso in modo inconcepibile”.
Sul versante opposto l’Italia dei valori non ha nascosto la sua “amarezza” di convinti animalisti, anche se al suo interno ha cacciatori “di peso”. Dario Franceschini, del Pd parla di “buon senso del Parlamento che ha bloccato, per la terza volta, la liberalizzazione del calendario venatorio”.
Gabriella Gianmanco, del Pdl, ha parlato di grande saggezza del parlamento, come ne parla la collega di partito Barbara Mannucci, che ha aggiunto: “è stato un grande lavoro di mediazione tra i parlamentari di maggioranza ed opposizione, abbiamo raggiunto oggi una grande vittoria”. Renato Farina (Pdl), non potendo più scrivere sui giornali, ha dato sfogo al suo “estro liberale” in aula citando Anton Cechov contro l’arte venatoria: “Due cacciatori uccidono una beccaccia. Il mondo ha una deliziosa creatura in meno e due imbecilli che rientrano a casa per cenare”.
Stato d’animo condiviso anche dal ministro dell’ambiente. Stefania Prestigiacomo ha preso atto del voto e ha scandito: “Sulla caccia è stato raggiunto un accordo di alto profilo che rappresenta un avanzamento della civiltà giuridica del nostro Paese”. E sia chiaro che “non ci sarà un solo giorno di caccia in più rispetto al calendario vigente”.
È verissimo: “Il governo ci ha fatto il pesce d’aprile con 20 giorni di ritardo”. Così Carlo Maltagliati, l’ex consigliere regionale in Toscana e storico leader del movimento Caccia, pesca, ecologia, critica le nuove disposizioni in materia venatoria approvate dalla Camera. “Erano 18 anni che aspettavamo modifiche alla legge”, ha detto Maltagliati, “ma tutte le modifiche alla fine consistono nel prolungare la caccia fino al 10 febbraio, ma di fatto sono solo 3 giorni di attività venatoria, a tre o quattro specie di anatidi”.
“L’approvazione dell’articolo 43 da parte della Camera dei deputati rappresenta, emblematicamente, l’esatto contrario delle richieste avanzate dalle Associazioni venatorie toscane; non e’ una risposta corretta alle esigenze dell’ambiente e della fauna, ma solo una pasticciata mediazione”. L’hanno scritto in una nota le associazioni regionali Arcicaccia, Federcaccia e Italcaccia della Toscana. “La preoccupazione è che da questa pasticciata mediazione possa venire uno stop alla discussione sulla riforma della legge quadro, che ben altri temi e con ben altro spirito, deve affrontare”. Secondo le associazioni toscane occorre “ripartire, in parlamento, con una bozza di proposta condivisa”, sulla base di punti fondamentali ed essenziali come la “competenza diretta delle regioni nella gestione della fauna selvatica e della caccia; modifica delle funzioni dell’Ispra (ex Istituto nazionale per la fauna selvatica); riforma del Comitato tecnico venatorio; gestione unitaria del territorio superando il dualismo fra terreno cacciabile e aree vietate alla caccia; riorganizzazione dell’accesso agli Atc e della mobilità venatoria”. Le stesse associazioni chiedono anche la “applicazione delle direttive comunitarie” e lo “obbligo per le Regioni di destinare integralmente al settore i proventi delle tasse regionali e destinazione alle Regioni del 50% delle tasse di concessione governativa secondo principi di federalismo fiscale”.
Alcuni membri dell’Intergruppo parlamentare Amici del tiro, della caccia e della pesca (Rossi, Consiglio, Viviana Beccalossi, Pirovano, Stucchi, Nola, Biava, Bellotti, Cimadoro) hanno portato avanti un’intensa attività di mediazione tra le varie forze politiche, per mantenere il testo licenziato dalla Commissione Agricoltura, riuscendo a conservare l’allungamento del calendario venatorio alla prima decade di febbraio. L’Intergruppo ha rivolto un plauso particolare al relatore della commissione Agricoltura, Isidoro Gottardo, che ha saputo ricercare la sintesi tra le varie posizioni, sia in commissione che in aula. Il testo che è stato approvato in pratica prevede la possibilità per le regioni di estendere il calendario venatorio alla prima decade di febbraio, previo parere da richiedere all’Ispra, al quale le stesse dovranno uniformarsi, sentiti gli istituti regionali, ove istituiti. “È un primo passo verso la normativa venatoria europea di cui sono moderatamente soddisfatto”, ha commentato Luciano Rossi (Pdl) che presiede l’Intergruppo, “perché non è ammissibile che il mondo anticaccia e alcuni miei autorevoli colleghi pretendano di applicare le direttive Ue sulla materia venatoria esclusivamente in modo restrittivo per il nostro Paese. Quindi mi auguro che le forze ambientaliste la smettano di montare l’opinione pubblica, anche tramite i media, con una serie di falsità tra cui quella della possibilità di cacciare tutto l’anno: in nessuno stato europeo può avvenire una tale dilatazione dei periodi di caccia! D’ora in poi, per alcune specie di avifauna, sarà possibile ridurre il periodo di caccia dal 31 gennaio a dicembre ed è ipotizzabile, se vi saranno analisi scientifiche in tal senso, che il prelievo venatorio di altre specie possa essere prorogato alla prima decade di febbraio.