Secondo i dati presentati dall’Istituto Piepoli durante il 1° convegno internazionale sulla criminalità “Fighting Crime. Analisi, prevenzione, contrasto”, il 67% del campione degli italiani intervistati teme un’escalation di violenza da parte dell’Isis nel nostro territorio, preoccupazione in aumento del 32% rispetto allo scorso mese.
Come ha spiegato Gianluca Ansalone, esperto di sicurezza e geopolitica, “anche l’Italia è una piattaforma logistica di reclutamento per individui che si aggregano per combattimento. In Europa esiste un piccolo esercito di affiliati all’Isis: 80 gli italiani, 700 i francesi, 300 i tedeschi, 250 i belgi. È necessaria una politica estera che contenga e argini, la nostra carenza non è di natura operativa ma culturale, ovvero relativa all’interesse nazionale”.
Un focus è stato fatto anche sull’Italia, e da qui è emerso che “il profilo della criminalità nel nostro Paese presenta due immagini diverse”, ha spiegato Luigi Maria Solivetti, ordinario di sociologia della Sapienza Università di Roma, “una legata a sacche di disoccupazione, sottosviluppo e scarso capitale sociale, l’altra alla nuova criminalità determinata dall’immigrazione e dalla diffusione della tossicodipendenza”.
Per Umberto Triulzi, ordinario di economia della Sapienza Università di Roma, “la crescente infiltrazione della criminalità e il suo rilevante impatto economico richiedono un’implementazione delle tecniche di intelligence. Occorre quindi un ancor maggiore sforzo di raccolta e condivisione delle informazioni, un più sistematico coordinamento tra le diverse autorità e anche una maggiore collaborazione con i centri di ricerca e le università per consentire analisi più approfondite”.