La tragica morte di Fabrizio Quattrocchi, il contractor italiano rapito e ucciso in Iraq, si è portata dietro uno strascico di polemiche che solo oggi, forse, avrà fine: con la decisione del pubblico ministero Francesca Nanni di chiedere l’archiviazione delle accuse contro Paolo Simeone e Valeria Castellani, gli “arruolatori” di Quattrocchi e dei compagni Maurizio Agliana, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino. Per tutti loro, infatti, si è profilata l’accusa di av…
La tragica morte di Fabrizio Quattrocchi, il contractor italiano rapito e
ucciso in Iraq, si è portata dietro uno strascico di polemiche che solo oggi,
forse, avrà fine: con la decisione del pubblico ministero Francesca Nanni di
chiedere l’archiviazione delle accuse contro Paolo Simeone e Valeria
Castellani, gli “arruolatori” di Quattrocchi e dei compagni Maurizio Agliana,
Salvatore Stefio e Umberto Cupertino. Per tutti loro, infatti, si è profilata
l’accusa di aver violato l’articolo 288 del codice penale, che punisce
“l’arruolamento o l’armamento non autorizzato al servizio di Stato estero”. Il
punto è proprio questo: secondo i pm il ruolo di Quattrocchi e degli altri non
è stato di “mercenari”, perché per definire questi ultimi la legge indica
alcuni requisiti necessari, tra cui quello di partecipare a “incursioni dirette
a mutare l’ordine costituzionale di un Paese”. L’attività svolta dagli imputati
sarebbe, invece, qualificabile come “security”, priva ovviamente di per sé di
profili penali in Italia. Ora spetta al Gip decidere se accogliere la richiesta
del pm o reinviargli indietro le carte.