Franco Gussalli Beretta, amministratore delegato della Fabbrica d’armi Pietro Beretta, ha accolto oggi i giornalisti insieme al direttore generale, Carlo Ferlito, e al Digital project manager Carlo Gussalli Beretta in una conferenza stampa nella quale sono stati illustrati i risultati di fatturato relativi al 2022 per la fabbrica gardonese: un risultato davvero record, che ha superato i 310 milioni di euro con un incremento, in particolare, del 50 per cento sui principali mercati europei, un +18 per cento relativo all’abbigliamento, un +30 per cento relativo alla vendita degli accessori e un +20 per cento relativo ai ricambi e al pro-shop. Estremamente significativo anche il risultato di fatturato conseguito nel solo mercato commerciale italiano, pari a 21 milioni di euro per il solo comparto sportivo e venatorio (escluso il militare). A concorrere alla realizzazione di questo risultato è stato per il 25 per cento il segmento della canna rigata, ma una percentuale significativa è stata anche attribuita dall’azienda all’impatto della liberalizzazione delle armi corte in 9×19 mm. Il mercato commerciale francese ha pesato per 7 milioni di euro, con un incremento del 50 per cento, la Germania per 8,5 milioni di euro, anche in questo caso con un incremento del 50 per cento. Rispetto al 2021, il numero di armi prodotte è stato superiore del 18 per cento e la sola carabina straight-pull Brx1 risulta essere stata venduta, in 30 Paesi (esclusi gli Stati Uniti, nei quali sarà presentata quest’anno), in oltre 15 mila esemplari, cifra che risulta comunque al di sotto rispetto al complessivo delle richieste.
“Questa crescita è figlia della nostra continua tensione in quel processo di internazionalizzazione che avviò l’undicesima generazione della mia famiglia rappresentata da Giuseppe Antonio e dal figlio Pietro Beretta”, ha commentato Franco Gussalli Beretta, “sul solco di questo percorso intrapreso più di un secolo fa, continuiamo a lavorare per aprire nuovi mercati. Un anno complicato, il 2022: come tutte le famiglie e le aziende italiane, anche noi di Fabbrica d’Armi abbiamo dovuto fronteggiare la crisi e i relativi rincari energetici. Un numero su tutti fotografa in maniera esaustiva e nitida di che cosa abbiamo dovuto fronteggiare: il costo di produzione è salito a 9,5 milioni di euro rispetto ai 2,8 dell’anno precedente.
Andando più nello specifico, nel 2022 abbiamo speso per le energie 8,8 milioni (se consideriamo i 700 mila euro “risparmiati” grazie agli sgravi del credito d’imposta). Di questi 9,5 milioni, la bolletta dell’elettricità ha inciso per 7,5 milioni (il doppio rispetto al 2021, mentre il gas “solo” per 2 milioni, cresciuto del triplo).
Non solo rincari energetici, perché l’incremento del costo delle materie prime è salito del 50%. Tutto questo ha portato anche ad un aumento del costo dei fornitori, con un incremento medio del 7%. Per fronteggiare questa crescita insostenibile abbiamo messo in pista il progetto 10×10% che, grazie ad una serie di azioni e piccoli gesti, ci permetterà di risparmiare il 10 per cento dell’energia consumata che, a consuntivo, vale diverse centinaia di migliaia di euro sull’anno”.
L’azienda ha anche destinato, nel 2022, ben 16 milioni di euro agli investimenti, ulteriori 13 milioni saranno impegnati nel 2023: “stiamo continuando a portare avanti i progetti legati all’Industria 4.0 ed in particolare allo sviluppo di strumenti per la manutenzione predittiva, che ci permetterà di sfruttare al meglio la disponibilità tecnica dei nostri macchinari”, ha sottolineato Franco Gussalli Beretta, che ha aggiunto: “il vero e imprescindibile valore aggiunto dell’azienda è, però, il capitale umano, per questo a fine 2022 abbiamo voluto premiare i nostri dipendenti e riconoscere un importo straordinario di 1.000 euro da poter utilizzare sulla piattaforma welfare Pellegrini oltre a un buono carburante di 200 euro. Questo credo sia da considerare come primo concreto passo verso l’abbattimento del cuneo fiscale”.