Ricordate il progetto di legge delle senatrici Amati e Granaiola, che riprendeva un analogo demenziale ddl della senatrice Marilena Adamo? Ebbene, sembra che dovremo nuovamente fronteggiarlo perché proprio ieri la commissione affari costituzionali del Senato lo ha riportato in vita, iscrivendolo all'ordine del giorno dei lavori della commissione con il nome di ddl 583.
"Se sembrava che il pericolo di un intervento sui Tav si fosse ridimensionato", ha dichiarato Giulio Magnani, membro del Comitato direttiva 477, "specie alla luce delle più recenti dichiarazioni del viceministro dell'Interno Bubbico (Pd), non sono mancati i politici che nel silenzio si sono ri-attivati per portare avanti la loro azione disarmista. E così, cogliendo al volo l'occasione fornita dai fatti tragici di Milano e Napoli (e dai più recenti di Afragola), durante la seduta della I commissione del Senato di ieri 19 maggio la sen. Lo Moro (PD) "alla luce dei gravi episodi di cronaca accaduti recentemente per l'abuso di armi da fuoco" è riuscita a far iscrivere all'ordine del giorno il Ddl Granaiola-Amato, che dal 2013 giaceva in Senato giustamente ignorato. Detto Ddl, a firma delle due senatrici Pd, nella sostanza ricalca il famigerato Ddl Adamo, fortunatamente finito nel dimenticatoio delle procedure parlamentari. Le principali novità proposte sono:
– obbligo di certificazione rilasciata da collegi appositi presso le USL (esclusi quindi gli ufficiali medici);
– riduzione a tre anni della durata del porto di fucile anche per uso di caccia;
– istituzione di una anagrafe informatizzata per il controllo dei disturbi mentali;
– divieto di detenzione in casa delle armi sportive ed obbligo di detenzione presso poligoni di federazioni riconosciute dal CONI;
– divieto di trasporto delle armi sportive se non da un poligono ad un altro e solo in occasione di competizioni;
– obbligo di stipula di assicurazione per i detentori delle altre armi comuni da sparo, legata alle singole armi.
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Trascurando il fatto che nessuna assicurazione pagherebbe mai i danni civili causati da un'eventuale azione dolosa (risultando quindi inutile nei casi degli abusi usati come scusa per forzare l'approvazione), se sommiamo le disposizioni sulle armi sportive al fatto che con il decreto terrorismo hanno di fatto obbligato importatori e produttori a richiedere la classificazione sportiva per le armi B7… otteniamo che non sarà più possibile detenere questo tipo di armi.
Di conseguenza, se già il decreto ha messo a dura prova le armerie italiane, l'eventuale approvazione di questa sciagurata legge sarebbe la botta definitiva. E certo non crediamo che un simile calcolo non sia stato fatto dagli astuti disarmisti, cui si presenta una ghiotta occasione per ridurre drasticamente il numero di armi detenute sulla scia di tragedie che, al di là di un'analisi frettolosa, evidenziano responsabilità ben precise.
Non sappiamo ancora quando sarà calendarizzata la discussione, ma mai come ora la nostra passione è messa duramente a repentaglio, mai come ora occorre una mobilitazione compatta".