A Feltre, in un Istituto agrario, sono state uccise 12 pecore di specie pregiata, denominata Lamon, da un branco di lupi. Erano tutte pecore fattrici che avrebbero dovuto incrementare questa particolare razza, progetto rientrante nel programma Bionet che riguarda la rete regionale della biodiversità, molto seguito oltretutto dalla regione Veneto. Anche perché risultava importante mantenere le loro particolari risorse genetiche, a notevole rischio d’estinzione. Per inciso, quando si sbandiera tanto la biodiversità da parte delle associazioni animaliste, bisognerebbe ricordare loro che tutto è biodiversità, non solo lupi, orsi e linci ma anche le razze domestiche, che partecipano a mantenere l’ambiente montano, collinare e di pianura, nelle condizioni ideali per far vivere anche molte specie selvatiche. Certo una pecora Lamon non fa tendenza, né fa sentire salvatori del pianeta. Ma è altrettanto importante.
Il bello, si fa per dire, è che i gestori dell’Istituto e degli animali avevano osservato tutte le regole che, sempre i salvatutto, danno come soluzione ottimale per una “pacifica convivenza” tra predatore (lupo) e prede (pecore). Gli animali erano dentro una doppia recinzione, con una terza addirittura elettrificata. Per cui la “convivenza pacifica”, tanto sbandierata, era assicurata, in teoria. Ma non secondo i lupi. Che, molto più furbi evidentemente degli animalisti, abituati a sopravvivere come animali veramente selvatici, si sono inventati qualche altro metodo di infiltrazione e l’hanno fatta franca.
A questo punto le “perle”, o meglio i dogmi animalisti che non trovano riscontro nella realtà cominciano a essere numerosi. Ricordate il lupo di Vasto? Che era tassativamente obbligatorio definire canide? Già, perché “Non può essere un lupo perché i lupi temono l’uomo”. E ancora: “Non può essere un lupo perché i lupi si muovono solo in branco”. Tutte fantasie snocciolate come verità di fede da esperti di molte associazioni protezioniste. Peccato che l’Ispra abbia dimostrato il contrario: che a Vasto, ad aggredire le persone è stata una femmina di lupo, e da sola.
Sono diversi anni che affermiamo, e questa è una prova insindacabile, che il comportamento dei lupi è cambiato rispetto a quello che avevano nel loro rapporto ancestrale con l’uomo. Perché il timore è stato perso, non essendo più perseguiti da decine di anni. E, da quel grande animale che è, ha capito benissimo che può fare quello che vuole. Farsi vedere tranquillo di giorno, anche in mezzo alle case e alle città. Cosa assolutamente inusuale rispetto al comportamento dei lupi di una volta. Inutile inventarsi soluzioni salva capre e cavoli: reti, recinti elettrici, guardiani, cani, richiami e altre bambinate. Il lupo è molto più furbo e selvatico di noi poveri uomini. Questo non autorizza nessuno a pensare che si debba ritenere un’animale da perseguire. Ma sicuramente a non vederlo più neanche lontanamente simile nel comportamento ai lupi che una volta giravano per l’Italia.