Dopo la bocciatura ricevuta nel 2019, sembrava che la questione fosse definitivamente chiusa: parliamo della possibilità per la polizia locale di Milano di dotarsi di Taser, analogamente alle forze dell’ordine nazionali. Invece, a sorpresa, la mozione presentata dalla leghista Silvia Sardone in consiglio comunale ha trovato sponda nei voti di una parte dei consiglieri di maggioranza ed è passata. In realtà prima di vedere il Taser tra le dotazioni dei “ghisa” meneghini ancora di strada da fare ce ne sarà, la mozione infatti impegna semplicemente sindaco e giunta a “valutare le modalità di avvio della sperimentazione del Taser”. Si tratta, comunque, di un primo passo importantissimo per consentire anche alla polizia locale, che è opportuno ricordare che soprattutto nelle grandi città si occupa di compiti molto delicati sul fronte della sicurezza, come quello dei Trattamenti sanitari obbligatori, di disporre di uno strumento alternativo e non letale, rispetto all’uso delle nude mani o dell’arma da fuoco (o dello spray antiaggressione che, tuttavia, a sua volta non è utilizzabile in qualsiasi contesto), che può consentire di salvaguardare sia l’incolumità dell’operatore sia l’incolumità del soggetto da contenere, evitando sia il contatto fisico, sia il ricorso all’arma da fuoco. Non sono mancate, tuttavia, le voci dissonanti da parte dei consiglieri di maggioranza che hanno votato contro, tra i quali Natascia Tosoni che ha ribadito di considerare il Taser uno “strumento di tortura”.
La possibilità di dotare di Taser le polizie locali nei comuni con oltre 100 mila abitanti è stata prevista a partire dal 2018 con i decreti sicurezza approvati dall’allora maggioranza di governo Lega-M5S.