Nel 2003, Andrea Calderini uccise la moglie, una vicina e si mise a sparare dalla finestra, ferendo gravemente alcuni passanti. Dopo aver condannato il poliziotto che gli fece avere il porto d'armi, il tribunale oggi stabilisce che lo Stato dovrà risarcire le vittime
Sono passati 14 anni da quel drammatico giorno del 2003 quando Andrea Calderini, uno squilibrato violento che, malgrado ciò, era stato ritenuto idoneo alla concessione del porto d’armi, uccise la moglie e una vicina di casa e poi iniziò a sparare dalla finestra, ferendo gravemente tre passanti. Nei giorni scorsi, il tribunale di Milano, oltre ad aver condannato il poliziotto che materialmente sbrigò la pratica di concessione della licenza per concorso colposo in atti dolosi, ha stabilito che dovrà essere lo Stato a risarcire le vittime, in quanto responsabile in solido con il proprio dipendente. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sarà in particolare la donna rimasta paralizzata a ricevere il risarcimento più elevato, pari a un danno patrimoniale di 376 mila euro e uno non patrimoniale di 1,3 milioni di euro, ai quali dovranno essere aggiunti altri 200 mila euro per compensare la necessità di cure infermieristiche vita natural durante. A un’altra delle vittime, che si è ripresa ma dopo due anni, è stato riconosciuto un danno non patrimoniale di 156 mila euro e un danno patrimoniale di 120 mila, per l’incidenza che l’infermità ha avuto sulla sua attività lavorativa.
L'ondata emotiva di quella strage della Milano "bene" portò il ministero a eseguire una revisione nazionale dei porti d’arma, al termine della quale l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu dichiarò la “sostanziale affidabilità” dei detentori.