Influenza aviaria: la caccia non è un problema
Il ministro della salute Storace ha concluso la prima sessione di lavori nell’incontro informale dei ministri della salute europei. «La questione di una eventuale chiusura parziale o totale della caccia per arginare il rischio dell’influenza aviaria», ha dichiarato il ministro, «è un problema posto solo dall’Italia che per ora non interessa l’Unione europea. Il commissario Kyprianou ha riferito che la questione è stata esaminata da un comitato europeo che si riuni…
Il ministro della salute Storace ha concluso la prima sessione di lavori
nell’incontro informale dei ministri della salute europei. «La questione di una
eventuale chiusura parziale o totale della caccia per arginare il rischio
dell’influenza aviaria», ha dichiarato il ministro, «è un problema posto solo
dall’Italia che per ora non interessa l’Unione europea. Il commissario
Kyprianou ha riferito che la questione è stata esaminata da un comitato europeo
che si riunisce settimanalmente e che non ha rilevato alcun problema. Questo
non vuol dire che non ci sarà mai, ma la questione per ora non è rilevante.
Comunque, i ministri dell’Unione, su questo come su altri problemi, intendono
muoversi unitariamente».
Il consiglio dei ministri della sanità dell’Unione europea ha, inoltre, deciso
“di utilizzare il mondo venatorio per favorire un costante monitoraggio atto a
constatare lo stato di salute dell’avifauna, utile supporto agli istituti
scientifici per fronteggiare sul nascere l’eventuale comparsa in Europa del
temuto virus”. Grazie al Cncn e al suo presidente, Piero Fiocchi, siamo giunti
in possesso di una relazione di Daniele Scevola, del dipartimento malattie
infettive dell’Università di Pavia, che sostiene proprio questo: “Premesso che
mai si è verificato un caso di trasmissione di influenza aviaria a cacciatori
appare altresì incomprensibile il diverso trattamento che sarebbe riservato ai
volatili domestici, sterminati senza pietà, rispetto ai volatili migratori che
pur essendo considerati i diffusori e il serbatoio del virus verrebbero
risparmiati! La caccia, al contrario, ha un ruolo insostituibile da svolgere
nel ridurre le popolazioni di uccelli migratori laddove si concentrano in
quantità eccessiva creando con l’affollamento, la denutrizione conseguente, la
co-morbidità con altre infezioni un serio rischio di contaminazione ambientale
a livello delle acque superficiali e dei terreni limitrofi. I cacciatori
debbono essere coinvolti in azioni di monitoraggio mediante prelievi di
campioni biologici delle prede abbattute onde designare mappe certe della
salute degli animali presenti nel territorio. Tutti i cacciatori sono preparati
a riconoscere segni e sintomi di malattia negli animali selvatici, sanno come
comportarsi di conseguenza, sono presenti capillarmente sul territorio come
nessun’altra categoria di cittadini. Sapranno, perciò, regolarsi di fronte a
questa emergenza come ad altre in agguato ( infezione da virus West Nile).
Atteniamoci dunque ai fatti e comportiamoci di conseguenza. Vacciniamo le
popolazioni di animali domestici suscettibili, come vacciniamo i cani contro la
rabbia. Per l’uso dei farmaci antivirali andrei cauto, tenendo conto del
rischio, già sperimentato con gli antibiotici, che un uso indiscriminato e
improprio li renda inefficaci per l’insorgenza di resistenze che già sono state
segnalate per l’oseltamivir. Se tutto ciò non basta a fugare i timori allora
affrettiamoci a ridurre gli effettivi di selvaggina nei nostri allevamenti e
nei nostri territori di caccia, incrementando le giornate di caccia per
ottobre, novembre e dicembre (e anche oltre se necessario) onde creare il vuoto
intorno a possibili migratori che arrivino infetti. E anche su questi
esercitiamo una pressione venatoria adeguata a ridurne il numero, perché è
proprio la numerosità e l’affollamento che favoriscono l’insorgenza e la
diffusione delle malattie a trasmissione aerea e orofecale come l’influenza
aviaria”.
Luigino Vascon, responsabile caccia della Lega Nord, ha riferito in merito a un
colloquio avuto con il vicepresidente della Ue, Franco Frattini: «mi ha detto
di condividere la mia posizione sulla questione della caccia e mi ha garantito
che se dovesse essere decisa la chiusura della stagione venatoria ci sarà
divieto solo per la specie anatide».
Il senato, infatti, ha approvato il disegno di legge 202/05 che prevede, come
possibilità eventuale, “con un limite temporale non superiore a sei mesi, la
sospensione parziale o totale dell’attività venatoria sull’intero territorio
nazionale”.
Sull’argomento è tornata a pronunciarsi la presidenza nazionale Arcicaccia:
“Continuare ad alimentare polemiche sul tema caccia o ad avanzare richieste
populistiche di sospensione, senza alcun riscontro tecnico o scientifico, è a
questo punto da irresponsabili. Chiediamo a tutti di tornare a lavorare per
rispondere agli interessi generali della collettività e per garantire il
diritto alla salute dei cittadini”.