L’infelice commento contro la caccia durante la puntata de L’Eredità fa insorgere il mondo venatorio: Federcaccia invoca un intervento da parte della Rai, ma i social si schierano dalla parte del conduttore. Occorre trovare nuovi modi per raccontare la nostra passione
Essere contrari alla caccia non è un crimine, né qualcosa per cui il mondo venatorio si possa indignare, è un‘opinione personale che noi cacciatori dobbiamo rispettare, a patto che i nostri diritti non siano minacciati. Se a esprimere questa opinione, però, è un conduttore televisivo, in una trasmissione priva di contraddittorio e, per di più, a spese del servizio pubblico, c’è più di una nota stonata. È il caso, ormai ben noto, del conduttore di Rai 1 Flavio Insinna, che, commentando una domanda durante la puntata del 27 dicembre a L’Eredità, si è sentito in dovere di esprimere il suo parere, ovviamente negativo, sull’attività venatoria. Non si tratta di libertà di pensiero o di opinione, Insinna è libero di pensarla come meglio crede, ma non di esprimere le sue personali convinzioni su un canale del servizio pubblico, soprattutto se tali convinzioni ledono in qualche modo la dignità di una categoria, in questo caso il mondo venatorio. Su un solo punto dell’exploit di Insinna mi sento di concordare: la caccia non è uno sport. La caccia è molto di più, è un modo di interpretare il proprio rapporto con la natura, di sentirsi e di essere parte attiva nella gestione e nella conservazione dell’habitat e della fauna, concetti chiaramente estranei agli ecologisti da salotto, del tutto ignari della realtà delle zone rurali. Il Cacciatore è cacciatore tutto l’anno, non soltanto quando ha il fucile in mano, ma anche partecipando alle opere di conservazione e riqualificazione ambientale, ai ripopolamenti, ai censimenti, ai servizi anti incendio, all’allenamento dei cani e quando mette in pratica una serie pressoché infinita di piccoli e grandi interventi quotidiani, tutti volti a una gestione ambientale corretta e consapevole.
La risposta delle associazioni venatorie al comportamento di Insinna non si è fatta attendere. Massimo Buconi, presidente di Federcaccia, ha scritto una lettera aperta al direttore di Rai 1, Stefano Coletta, per denunciare l’accaduto e chiedere un intervento nei confronti del conduttore de L’Eredità. «Il comportamento di Insinna, non nuovo a questo genere di interventi» ha scritto Buconi «è reso ancora più grave per essere messo in atto approfittando della propria notorietà attraverso un mezzo, quello televisivo, che gli garantisce ampio seguito e l’assenza totale di un contraddittorio sulle opinioni espresse in merito alla caccia e ai cacciatori, denigratorie di una categoria di cittadini che esercita una attività pienamente legittima, prevista e normata dalle leggi dello Stato».
Federcaccia, poi, ha chiesto ai suoi tesserati di dare risonanza sui social all’hashtag #iostoconlacaccia, in risposta a quello lanciato poco prima su Twitter dai sostenitori del conduttore, #iostoconinsinna. I risultati, però, non sono stati esattamente quelli sperati. I social si sono schierati per lo più dalla parte di Insinna, che sarebbe stato vittima di commenti poco garbati sotto i suoi post da parte di alcuni cacciatori. Come ancora troppo spesso accade, l’azione di pochi finisce per danneggiare il mondo venatorio più di quanto riescano a fare i nostri detrattori e iniziative che potrebbero avere risvolti positivi si rivelano clamorosi autogol. È fondamentale che il mondo venatorio impari a comunicare nel modo corretto anche sui social, comprendendone le potenzialità, ma anche i rischi, evitando le sterili polemiche e l’autodistruttivo shitstorming, sfruttando invece il potenziale del web per far conoscere la vera essenza della caccia. Occorre iniziare da una profonda autocritica, fondamentale per poter cambiare passo e portare finalmente la caccia a una vera e propria rivoluzione culturale.