La nuova legislatura è stata salutata da un vero e proprio fervore da parte dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla: un fervore nella presentazione di ddl animalisti, tra i quali quello dello scorso 17 marzo, che pretende l'abolizione della caccia punto e basta. Come potrete leggere cliccando sull'allegato, il progetto di legge Brambilla prevede di affidare all'Ispra e al Corpo forestale dello Stato il contenimento delle specie dannose, ovviamente a patto che vengano utilizzati "metodi ecologici". Allo scopo, il progetto prevede l'assegnazione di 5 milioni di euro all'Ispra. Peccato che al deputato Brambilla siano sfuggiti i 215 milioni di euro di mancati introiti per lo Stato derivanti dalle tasse di concessione governativa dei cacciatori, più gli altri milioni di euro di mancato gettito Iva e fiscale per un settore (quello venatorio) che oggi conta un punto di Pil e che da un momento all'altro si ritroverebbe al collasso. Per non parlare delle possibilità, da parte del Corpo forestale dello Stato, di far fronte con le proprie forze a un compito equilibratore svolto oggi da 700 mila persone. Al di là di come uno la pensi sulla caccia, quindi, a far paura è l'approssimazione e il dilettantismo con i quali l'ex ministro del Turismo vorrebbe modificare l'ordinamento giuridico italiano, senza minimamente curarsi degli effetti collaterali per una economia già al collasso e per casse dello Stato a dir poco esangui. L'importante è raggiungere lo scopo prefissato dal fervore animalista: se per fare ciò, migliaia di famiglie non sapranno più come tirare avanti (responsabili di aziende faunistiche, agricoltori, produttori di cartucce e fucili, armieri, allevatori di cani eccetera), chissenefrega. Li inviterà tutti a mangiare a casa sua, signora?
Dalle associazioni venatorie, per il momento, silenzio su tutta la linea…