Per il centenario della vittoria, Padova offre uno sguardo a tutto tondo sull’assistenza medica di guerra. La location non è casuale, perché…
Per il centenario della vittoria della Grande guerra, il museo di storia della medicina di Padova presenta, fino al 6 gennaio 2019, la mostra “Combattere, curare, istruire. Padova “Capitale al fronte” e l’Università Castrense”.
La location non è casuale, perché la città di Padova durante la prima guerra mondiale svolse un ruolo fondamentale in qualità di centro medico, in particolare per l’assistenza sanitaria prestata ai soldati e nella didattica medica, motivo per il quale è stata recentemente proposta per la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica. Il primo conflitto mondiale, inoltre, fu un momento di evoluzione fondamentale per le tecniche della medicina, consentendo un progresso straordinario.
La mostra propone una ricostruzione del percorso che i feriti dovevano intraprendere al fronte, dal primo punto di assistenza in linea fino agli ospedali territoriali. L’esposizione si avvale di contributi interattivi e non mancano foto, documenti e reperti d’epoca, tra i quali alcuni presidi medici del periodo.
A causa del conflitto, Padova divenne in breve tempo una vera città ospedale militare, con oltre 20 ricoveri specializzati capaci di curare circa 170 mila soldati. Per formare un adeguato numero di medici, nel dicembre del 1916 confluirono in città da tutta Italia 1.332 studenti, per la costituenda “scuola medica di guerra”, definita poi Università castrense (originariamente nata a San Giorgio di Nogaro, vicino Udine). Per la didattica furono realizzate due aule con capacità fino a 500 studenti e nella scuola Pietro Selvatico fu allestita una sala anatomica con 24 tavoli settori, passato alla storia come il più grande istituto anatomico mai realizzato.
Info: www.musme.it.