Tornano on-line i progetti per le ormai mitologiche pistole 3D e si scatena la paranoia degli organi di informazione. Peccato che…
L’allarme ricorre periodicamente, con straordinaria puntualità. In questo caso lo ha lanciato il Corriere della sera e riguarda la possibilità di costruire le ormai leggendarie armi 3D, realizzate cioè con quelle stampanti per la prototipazione rapida che, tramite la sovrapposizione di strati di un apposito polimero, consentono di formare oggetti tridimensionali. Il Corrierone fa notare che i progetti per la costruzione di queste armi 3D erano stati fatti sparire dal Web, ma adesso sarebbero tornati grazie all’azione di un soggetto che si fa chiamare Ivan the troll: prima che i suoi profili fossero bloccati, i progetti per le pistole da “stamparsi in casa” si stima che siano stati scaricati da migliaia di persone e che siano, quindi, ormai diventati “virali” e impossibili da fermare.
Peccato che… sia un falso problema. O meglio, il problema potrà anche esserci, ma resta sempre il fatto che queste fantastiche (si fa per dire) pistole 3D, quand’anche non vadano in frantumi al primo sparo (come è avvenuto nei test sotto controllo effettuati da Armi e Tiro e pubblicati sul fascicolo di febbraio 2016), risultano assolutamente non pratiche nell’impiego criminale, in quanto nella maggior parte dei casi sono monocolpo, con procedure di caricamento farraginose, ingombri massicci e così via. Al di là, quindi, del fatto che non si comprende come mai un criminale sui generis dovrebbe ridursi a realizzare queste ciofeche quando ha a disposizione un mercato nero con ogni ben di Dio proveniente dall’Est Europa, resta pur sempre il dettaglio, tutt’altro che trascurabile, che nell’apparente indifferenza generale sul Web già esistono decine, se non centinaia di siti o di video che spiegano, per esempio, come realizzare un fucile calibro 12 con tubi idraulici o pistole con materiali di comune ferramenta e così via.
La domanda a questo punto è: che cosa, esattamente, dovrebbe esserci di diverso tra la paura “virale” per le armi fatte con la stampante 3D (il cui acquisto costa comunque qualche soldo, non tanti ma qualche soldo sì) e le armi invece realizzate con i tubi dell’idraulico? Le competenze tecniche richieste, vista tra l'altro la disponibilità di opportuni "tutorial" che spiegano per filo e per segno cosa e come fare, sono poi così diverse? Non sarà che questa isteria è l’ennesima, è il caso di dirlo (e perdonate la frase ormai abusata), “arma di distrazione di massa”?