I politici nazionali ed europei della Lega si uniscono nel biasimare la richiesta di referendum per l’abolizione della 157/92, in particolare in un momento critico per il Paese come questo
A seguito della proposta di indire un referendum contro la caccia da parte un gruppo di animalisti, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, onorevoli, senatori ed europarlamentari della Lega fanno quadrato attorno al mondo venatorio italiano. “In un periodo drammatico per l’economia del Paese, solo una compagine faziosa e distante dalla realtà come quella di certi animalisti può pensare di richiedere alla Corte Costituzionale di avviare l’iter per un referendum abrogativo nei confronti dell’attuale legge quadro sulla caccia” queste le prime parole del Senatore Francesco Bruzzone (in foto), responsabile del dipartimento caccia del partito di Salvini. Con lui si schierati, una lunga serie di onorevoli ed eurodeputati, tra cui Marco Dreosto e Massimo Casanova, che sottolineano congiuntamente l’importanza di agire con metodo, analizzando congruamente la rappresentazione dei fatti. “Diversamente da quanto annunciato da qualche catastrofista, il referendum prevede di abrogare l’attuale legge sulla tutela della fauna selvatica omeoterma ed il prelievo venatorio, e non di eliminare l’attività venatoria in quanto tale” ha precisato Dreosto. In pratica un paradosso per gli stessi animalisti, convinti di eliminare la caccia togliendo di mezzo la legge di riferimento. Casanova sottolinea da parte sua, l’importanza prioritaria di tutelare e supportare, in questo momento storico, le imprese in difficoltà, ivi comprese quelle che gravitano attorno al settore venatorio “l’industria armiera e di munizioni, gli allevatori, le aziende produttrici di abbigliamento e di mangimi, tanto per citarne alcune, sono parte integrante del Pil nazionale e noi le difenderemo sempre e a ogni costo; se poi gli animalisti preferiscono avere sulla coscienza migliaia di famiglie che perdono la propria fonte di reddito, probabilmente dovranno vedersela anche con loro. Nel frattempo noi vigileremo attentamente l’evolversi della situazione, ammesso che riescano mai, in tre mesi, a raccogliere 500 mila firme”.