Secondo l’Ente nazionale protezione animali il testo di riforma della legge 157/92 è una “dichiarazione di guerra alla natura, alla biodiversità, al pensiero e alla sicurezza degli italiani, al mondo scientifico”. Gli animalisti parlano di “deregulation venatoria che riporterebbe l’Italia indietro di cinquant’anni anche dal punto di vista della cultura e della sensibilità”. Per rinforzare il concetto della sensibilità, in questi giorni Enpa se ne esce con una campagna…
Secondo l’Ente nazionale protezione animali il testo di riforma della legge
157/92 è una “dichiarazione di guerra alla natura, alla biodiversità, al
pensiero e alla sicurezza degli italiani, al mondo scientifico”. Gli animalisti
parlano di “deregulation venatoria che riporterebbe l’Italia indietro di
cinquant’anni anche dal punto di vista della cultura e della sensibilità”. Per
rinforzare il concetto della sensibilità, in questi giorni Enpa se ne esce con
una campagna che si intitola “La caccia nel mirino”. Con straordinaria
sensibilità l’Enpa vuole “estinguere” i cacciatori. Però, si badi bene, “senza
seguire le solite strade con pugni nello stomaco, insulti, pesanti accuse e
conseguenti contraccuse”. “Con l’adeguato tono di «leggerezza»” e “la generosa
disponibilità dell’agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather e dei suoi eccellenti
creativi”. Lo scrive il consigliere delegato Marco Poli nella lettera che ha
inviato ai rappresentanti dei media italiani. Uno dei soggetti lo vedete in
questa pagina. Non è solo un pugno nello stomaco, ma offende, ci offende tutti.
E, credo, non i soli cacciatori. Insomma l’Enpa non si smentisce e scende
davvero in basso per i suoi propositi anticaccia. Nelle tre pagine della
campagna proposta ai periodici c’è veramente tutto il peggio possibile dei
luoghi comuni contro i cacciatori. C’è scritto che ammazzano e feriscono
“centinaia di persone per distrazione, inesperienza, incoscienza” semplicemente
“per una scorpacciata di polenta e tordi”. Che si vantano quando abbattono
selvaggina che “allevano e liberano nei boschi poco prima dell’apertura della
stagione”. Che abbattono (anche) milioni di uccellini armandosi “fino ai denti”
e sparando “fino a rendere incandescenti le canne dei fucili”. Non c’è proprio
niente di ridicolo nel sarcasmo dell’Enpa. A Poli e all’Enpa ricordo che la
caccia è attività lecita, estremamente regolamentata (quante volte l’ho
scritto?) e che sarebbe meglio che non diffondessero informazioni non vere. Non
solo. Mi sembra che il codice penale punisca chi offende la reputazione altrui.
Possibile che la passino sempre liscia? Ritengo che le associazioni dei
cacciatori o forse un solo cacciatore potrebbero legittimamente far valere il
loro diritto di cittadini a svolgere l’attività preferita in tutta libertà, nel
rispetto delle leggi vigenti. Mi auguro che nessuno voglia pubblicare queste
pagine insultanti e di pessimo gusto.