Nell’area della Val di Ledro, precisamente nella Val di Concei in Trentino, è accaduto un fatto tragico: l’orsa denominata F43 è deceduta dopo la sedazione a cui era stata sottoposta per il cambio del radiocollare. Più precisamente, l’animale era stato catturato con una delle apposite trappole a tubo in cui vengono attirati gli orsi, predisponendo un’esca alimentare all’interno. Una volta che l’orso ha fatto scattare con il suo peso l’entrata scorrevole all’esterno della struttura, viene trattenuto in una postura che naturalmente permette di operare in sicurezza a coloro che debbono operare con il farmaco per la sedazione. Eccessivi movimenti dell’animale impedirebbero le varie somministrazioni e susseguenti operazioni di manipolazione. Purtroppo tutto è andato bene finché, dopo l’operazione, l’orsa sembra aver assunto una postura molto pericolosa per la sua respirazione, o indice di altre problematiche interne. I veterinari, resisi conto della sofferenza dell’animale, hanno tentato tutto il possibile. Ai successivi e immediati tentativi di rianimazione, l’orsa tuttavia ha risposto negativamente, arrivando alla morte. Questo della postura assunta dopo telenarcosi, o somministrazione diretta dei farmaci, è un problema purtroppo parallelo a molte specie, in particolare per quelle di grossa e grossissima mole. Parlando di fauna africana, è uno dei pericoli ricorrenti per elefanti e rinoceronti che spesso rischiano di morire sotto il loro stesso peso che determina, oltre all’azione del farmaco, problemi legati alla respirazione troppo difficoltosa e relative sofferenze cardiache. La narcosi, comunque, a volte porta alla morte anche altre specie perfino a giorni di distanza. Naturalmente, dopo tale episodio, la grancassa animalista è ripartita all’attacco delle istituzioni locali. Gli esperti di tali associazioni, sempre molto attivi dietro le loro scrivanie, hanno subito lanciato, nemmeno troppo velatamente, l’ipotesi di una manovra voluta, atta a eliminare un’orsa “scomoda” in quanto definita problematica per le sue incursioni e la sua troppa confidenza con gli umani. Sono stati richiesti verbali e documenti per sottoporli a giudizio dei loro “esperti”. Vorremmo ricordare loro che dietro ogni animale di questo tipo si muovono giorno e notte file di ricercatori, esperti faunistici, carabinieri, guardaparco eccetera, che cercano di monitorare tali incursioni intervenendo con dissuasione per salvaguardare animali e uomini. E che lanciare tali accuse a un veterinario professionista è quanto di più ignobile si possa fare. Immaginiamo il sentimento di sconfitta e di dolore per il personale, nel vedere la fine in diretta di un animale simile. Oltretutto, se l’autorità avesse avuto tale piano occulto, si sarebbero potuti attuare altri metodi molto più efficaci e soprattutto invisibili. E concludiamo dicendo che proprio quell’animalismo che mette in croce qualunque animale che deve essere assolutamente videato e likeato sui social, è il grande avversario di tale specie. E che le autorità dotano di collare gli animali in questione per cercare fino all’ultimo di salvaguardarli da tali contatti, grazie al monitoraggio continuo. Si ringrazino, invece, i nostri ricercatori che fanno il massimo mentre in Paesi limitrofi ai nostri confini (c’è bisogno di ricordarlo?), tali orsi ai primi segnali di intemperanza, vengono immediatamente abbattuti.