Tra i Paesi che si stanno accingendo a recepire la direttiva 2017/853, c’è anche il Lussemburgo. Un progetto di legge “motosega” volto a far piazza pulita di intere categorie di armi!
Si chiama progetto di legge numero 7425, ed è la proposta del governo lussemburghese per il recepimento della direttiva europea 2017/853. Anche se più che di recepimento bisognerebbe parlare di "sterminio", almeno per quanto riguarda determinate tipologie di armi. Che sono, poi, quelle che i burocrati europei hanno deciso di inserire nella categoria "A", cioè quella delle armi proibite, salvo consentire una deroga di utilizzo e detenzione per i tiratori sportivi. Peccato che gli Stati europei possano anche decidere di adottare una normativa ancor più stringente rispetto a quanto previsto da Bruxelles. Ed è appunto quanto sembra si stia preparando in Lussemburgo. Leggendo, infatti, il testo del ddl 7425, si apprende che delle armi in categoria "A" sarà totalmente inibita la vendita e la detenzione. Potrà essere consentita la collezione solo in due casi, cioè se tali armi siano disattivate irreversibilmente secondo il regolamento europeo del 2015 (quindi ridotte a meri pezzi di ferro, senza più una singola parte mobile, ma malgrado ciò egualmente da denunciare), oppure se tali armi siano "trasformate" in armi di categoria B (cioè la categoria che comprende le armi consentite, come le carabine da caccia e le pistole per il tiro sportivo).
Peccato che in categoria “A”, come è noto, figurino anche le armi automatiche trasformate in armi semiautomatiche (categoria A6), quindi anche una demilitarizzazione di tali armi non sarà ritenuta sufficiente per salvarle dalla distruzione. E chi già deteneva tali armi, dovrà evidentemente disfarsene. Allo stesso modo non si comprende quale possa mai essere il sistema per “trasformare” un’arma di categoria A7 (semiauto a percussione centrale con caricatore di capacità superiore a 20 colpi per pistola e 10 per carabina) in un’arma della categoria “B” senza rottamare i relativi caricatori, o ridurli. Insomma, una presa in giro. Tra l’altro, ciliegina sulla torta, nel provvedimento di legge non è apparentemente prevista alcuna forma di indennizzo per quella che si preannuncia essere una vera e propria operazione di espropriazione generalizzata. In compenso, l’associazione dei collezionisti lussemburghesi ha fatto sapere che la polizia del granducato ha già disposto l’acquisto di un apposito macchinario per la distruzione delle armi che saranno versate dai cittadini, del costo di 100 mila euro circa.
La cosa più divertente (si fa per dire) è che quando è stata approvata la direttiva, anzi quando ancora era in discussione, gli euroburocrati si sono affannati a dire, e ribadire, e ripetere, che la direttiva non avrebbe disarmato nessuno. E dal loro punto di vista continuerà a essere così, perché potranno sempre dire che è vero, sì, che determinate armi sono state inserite nella categoria di quelle “vietate”, ma è colpa poi dei singoli Stati se i relativi provvedimenti di recepimento non prevedono alcuna eccezione rispetto a quelle previste nella direttiva! Insomma, una auto-assoluzione politica collettiva, nella quale nessuno è responsabile di nulla (perché anche i politici statali possono sempre dire “ma se l’Europa ci dice che le armi sono “proibite”, cosa volete da noi?) e gli unici a pagare sono i cittadini europei onesti, il cui unico torto è stato quello di appassionarsi alle armi (legali, fino a un minuto prima), investendo in esse un quantitativo non trascurabile di denaro, tempo conoscenze, esperienza, passione, in definitiva “vita”. È giusto questo?
Per fortuna il provvedimento non è (ancora) legge, l’associazione locale dei collezionisti si sta attivando per far arrivare le proprie proteste e considerazioni agli organismi politici preposti, ma la lotta non sarà semplice, atteso anche il fatto che la locale federazione dei tiratori sportivi ha apparentemente già messo in chiaro di volersene lavare le mani.
Per leggere il testo integrale del ddl (in francese), CLICCA sull’allegato.