“Meno armi, più sicurezza per tutti” è il mantra degli anti-armi. Peccato che l’esempio della Gran Bretagna li smentisca clamorosamente
Un Paese con meno armi è un Paese più sicuro per tutti. Queste sono le parole utilizzate dai consiglieri M5S della quarta circoscrizione di Trieste, per motivare la loro richiesta di fermare la procedura, autorizzata nel 2018, di fornire pistole alla polizia locale della città. Un vero e proprio “mantra” ripetuto dalle associazioni anti-armi e ripreso dagli organi di informazione. Ma è davvero così?
Per fornire una risposta aggiornata ed efficace (ma soprattutto veritiera) a questo quesito, vale la pena di gettare uno sguardo a quanto sta accadendo in questi ultimi anni in particolare in Gran Bretagna: la scelta non è casuale, perché nel Paese anglosassone si verifica una delle congiunture più favorevoli all’anti-armi-pensiero, cioè si tratta del Paese appartenente all’Unione europea (almeno per ora…) con la normativa in assoluto più restrittiva in materia di legale possesso d’armi (tanto che le armi corte sono totalmente proibite, anche per gli sport olimpici), ma dall’altro lato anche le forze dell’ordine sono tra le più disarmate d’Europa, in quanto solo determinati corpi (come lo special branch) e solo determinati operatori destinati a ben precisi ruoli sono in possesso di armi da fuoco. Per gli altri, c’è lo sfollagente, eventualmente lo spray antiaggressione.
Fu il primo ministro britannico Tony Blair a togliere dalle case dei cittadini di sua maestà le pistole e anche i fucili a pompa e altre tipologie di armi, correva l’anno 1997. In quell’anno, in tutto il Regno unito si erano registrati 4.904 reati con armi da fuoco. Un decennio più tardi, cioè nel 2006, i reati commessi con armi da fuoco hanno raggiunto il picco di 11.088 casi registrati, quasi il triplo rispetto al 1997, malgrado il numero di armi legalmente detenute fosse crollato di diverse centinaia di migliaia di unità. Dopo tale picco, si è assistito a una progressiva diminuzione, ma nel 2018 sono stati comunque registrati 6.492 casi, che sono quasi il 50 per cento in più rispetto al 1997. Significativo, tra l’altro, che ben 2.847 di questi reati siano stati commessi con pistole, le quali quindi è possibile certificare che fossero di provenienza illegale nel 100 per cento dei casi. Per contro, gli omicidi o i tentati omicidi commessi con armi da taglio hanno raggiunto quest’anno il nuovo record assoluto nel Paese, con 235 casi di omicidio e 412 casi di tentato omicidio (i dati riguardano peraltro solo Inghilterra e Galles). Se oltre agli omicidi si guardano rapine e stupri, tentati o consumati, si arriva al più che rispettabile (si fa per dire) totale di oltre 44 mila casi dal giugno 2018 al giugno 2019. Il tutto, è il caso di dirlo, senza sparare un colpo.
Ovviamente, senza armi da fuoco gli agenti sono molto più protetti (vogliate cogliere la delicata ironia…). Dal 2015 a oggi, il rateo di aggressioni agli operatori è cresciuto del 33 per cento, nel solo 2018 i casi di aggressione a un operatore delle forze dell’ordine senza successive lesioni sono cresciuti del 13 per cento rispetto all’anno precedente (con 20.578 casi), mentre l’aumento di aggressioni con successive lesioni è stato del 27 per cento (10.399 casi). Rispetto all’anno precedente, quindi, il totale complessivo di aggressioni agli agenti di polizia ha avuto un incremento del 18 per cento, con un totale di 26.295 casi.
I numeri possono far paura in senso assoluto, ma… in confronto ai dati relativi agli altri Paesi Ue generano un vero e proprio terrore: si scopre, per esempio, che la Gran Bretagna pur avendo la legislazione in assoluto più restrittiva in materia di armi di tutta l’Unione europea, guida ormai da molti anni saldamente la classifica del Paese europeo con il maggior numero di omicidi, secondo soltanto alla Francia. Tra i cugini d’Oltralpe, per esempio, secondo l’Eurostat nel 2017 sono stati registrati 942 omicidi (comunque in calo rispetto ai 1.031 dell’anno precedente), mentre nel Regno unito il totale è stato di 809 casi, in crescita rispetto ai 786 dell’anno precedente. Un decennio prima, cioè nel 2008, il Regno unito poteva vantare il discutibile primato, sempre alle spalle della sola Francia, di 757 omicidi, contro i 615 dell’Italia. Nel nostro Paese, però, il calo degli omicidi è stato costante, tanto che nel 2017 si è giunti a soli 371 casi.
Cosa si può concludere da questi dati? Che, purtroppo (e va sottolineato “purtroppo”, giacché se fosse così semplice sarebbe una cosa buona per tutti) un maggiore o minore numero di armi da fuoco in circolazione non è in grado di assicurare alcuna maggior sicurezza alla pubblica incolumità, né tantomeno all’incolumità degli operatori delle forze dell’ordine. Chi afferma il contrario, quindi, è quantomeno disinformato o in schietta malafede.