Una richiesta che parte dal Parlamento europeo ma che nasce in Alto Adige, quella dell’eurodeputato Herbert Dorfmann, supportato dal collega bolzanino Matteo Gazzini (Lega) e da molti altri europarlamentari, nella quale si chiede ufficialmente ai Ministri di Ambiente e Agricoltura di sostenere, per il governo italiano, la proposta di emendamento per la modifica dello status di conservazione del lupo nella Convenzione di Berna, in considerazione del sensibile aumento delle popolazioni della specie a livello europeo e dell’impatto, in particolare sull’attività di allevamento, comune in molte zone montane dell’Unione europea. Nella nota viene evidenziato come l’aumento incontrollato di questi grandi carnivori, congiunto ai cambiamenti climatici e alle crisi economiche, causi ripercussioni oramai insostenibili per agricoltori e allevatori, che peraltro svolgono un ruolo importantissimo nella conservazione dei paesaggi montani e nella salvaguardia della biodiversità in aree remote. L’incremento della popolazione dei lupi, unito all’impraticabilità delle misure di protezione in aree topografiche complesse e scarsamente popolate, sta portando infatti al graduale abbandono dei pascoli. Il tutto rischia di intaccare anche l’attività del settore turistico in zone dove la popolazione dipende da questa fonte di reddito.
“Modificare lo stato di protezione del lupo, nei confronti di una specie in costante aumento e non più a rischio di estinzione é una logica conseguenza all’evoluzione positiva che la specie ha avuto a livello conservazionistico – dichiara l’europarlamentare Matteo Gazzini, recentemente subentrato a Bruxelles per la circoscrizione del nordest – ciò non può e non deve assolutamente essere visto come modo strategico per poter sparare ai lupi, la cui tutela delle popolazioni rimane sempre e comunque garantita dalla normativa nazionale ed europea. Occorre invece consentire agli Stati membri e agli enti locali di poter intervenire adeguatamente e con efficacia al fine di proteggere i settori più colpiti”. Anche il collega Massimo Casanova, cofirmatario della richiesta, esprime la necessità di intervenire con urgenza anche nel Sud Italia: “L’eccesso di tutela da cui consegue la mancata applicazione di interventi concreti non sta creando solo problemi agli allevatori ma si sta paradossalmente ritorcendo contro il lupo stesso, basti pensare all’inquinamento genetico dovuto dall’ibridazione con il cane domestico o al diffondersi di disdicevoli e pericolose iniziative private come l’uso di esche avvelenate. Il tempo del non fare non porta a nulla di buono, ora servono buon senso, celerità e comunione d’intenti”.