A Cetinje, 40 km a Ovest della capitale montenegrina Podgorica, nella notte di Capodanno si è consumata una strage che ha visto la morte di 12 persone, uccise a colpi di pistola da un 45enne che poi con la stessa arma si è tolto la vita. Peraltro, l’arma utilizzata dall’autore dell’eccidio era di provenienza illegale, essendo peraltro il soggetto impossibilitato ad acquisire armi legalmente in quanto pregiudicato per possesso illegale di armi e per comportamenti violenti. A quanto risulta, era stato anche oggetto di un trattamento psichiatrico.
La cittadinanza montenegrina ha avviato una serie di proteste nei confronti dei funzionari statali preposti alla sicurezza, i quali peraltro si sono giustificati evidenziando la sostanziale imprevedibilità del fatto. In ogni caso, il primo ministro Milojko Spajic ha puntato il dito contro il proliferare delle armi illegali nel Paese (sarebbe il sesto al mondo per quantità di armi illegalmente detenute dai cittadini) e ha annunciato la convocazione del consiglio di sicurezza nazionale per dare vita a una nuova normativa sul possesso legale di armi, che preveda test psicoattitudinali e corsi di sicurezza, alla quale dovrebbe corrispondere anche una campagna di consegna volontaria delle armi illegalmente detenute, in base alla quale coloro i quali consegnassero le armi volontariamente nel volgere di due mesi non saranno accusati di alcun reato. Trascorso il periodo-finestra, chi sarà trovato in possesso di armi illegali sarà invece severamente punito.