È stato pubblicato sul giornale Plos One un interessante studio che lascia perlomeno sgomenti. Si tratta del notevole impatto che hanno gli uomini in relazione al fenomeno del cleptoparassitismo. Ovvero sottrarre con l’inganno, con le minacce o altro, le prede catturate da animali predatori e portarsele via. L’autore dello studio è una biologa specializzata in carnivori, Paula A. White, ricercatrice sui leoni africani, professional hunter, che indaga proprio su questo. Tutti i 12 Paesi nei quali è presente una popolazione di leoni, sono toccate da questo problema: il furto delle carcasse di animali predate dai leoni, lasciate incustodite, per consumarle per uso umano. O peggio, perché la carne sia poi trasformata e venduta. Addirittura, alcune popolazioni locali impiegano ben il 36% del tempo nel cercare la carne predata quando i leoni non sono presenti. Ci sono anche le percentuali di ciascuna categoria: per il 59 per cento è responsabile la gente locale; il 29 per cento è perpetrato da game scout. L’opportunismo arriva anche all’88%, mentre il 10% della gente lo fa come vero e proprio lavoro, cercando e seguendo i leoni durante le loro giornate mentre stanno cacciando. Ancora parlando di percentuali, il 50% si interessa della carne degli animali selvatici, mentre il rimanente 46% si impossessa soltanto di animali predati se appartengono alle specie d’allevamento. La ricercatrice riporta che questa abitudine ha un serio impatto sulle energie dei leoni che, specialmente se individui isolati, investono molte energie nella caccia senza poi avere i frutti delle proprie predazioni. La conclusione è che l’impatto di questa pratica ha bisogno di essere maggiormente investigato nel futuro.
Come si vede, ancora una volta, quando certe specie non hanno alcun valore per le popolazioni locali sono soltanto oggetto di violenze trasversali. O peggio, di avvelenamenti per impedire predazioni di bestiame brado domestico. Quindi non è soltanto il cacciatore che insidia determinate specie. Anzi, se lo fa paga profumatamente l’operato, lasciando poi la carne in loco. Ma c’è tutto un perverso sistema che lavora contro determinati animali, oltretutto senza che nessuno ne parli o, addirittura, giustificando sempre qualunque operato come un escamotage per sopravvivere. Sarebbe ora di guardare senza false idolatrie la gestione più logica di certi animali. In quanto non si uccide solo con le armi. Ma anche con le idee e conoscenze sbagliate.