Solo poche ore fa, un ingegnere 32enne è stato gambizzato per essersi rifiutato di consegnare il proprio scooter a due criminali, che non hanno esitato a sparargli. Poche ore prima, si è registrato il drammatico omicidio di un ragazzo di soli 18 anni, per opera a quanto pare di un giovane “rampante” della camorra che non ha esitato a tirare fuori “o’ fierr” per punire l’onta insopportabile di essersi visto pestare accidentalmente un piede (tra l’altro, neanche dalla vittima, a quanto pare). Non occorre risalire troppo indietro nel tempo per ricordare la rapina con “buco” nella gioielleria, nella quale quattro rapinatori, tutti rigorosamente armati, hanno fatto breccia nel pavimento del negozio minacciando e malmenando la negoziante, malgrado quest’ultima avesse tra le braccia un bambino piccolo. Scene, ormai, di scioccante normalità nella città di Napoli. Denominatore comune, una criminalità che è, a tutti gli effetti, armata sempre più pesantemente e che sempre più non si fa scrupolo di farle sparare, quelle armi. In modo disinvolto, disinteressato, brutale.
Questore e prefetto annunciano generiche “strette” sulle armi e non si può di certo affermare che le forze di polizia nel loro complesso non siano impegnate in una capillare attività di ricerca e sequestro dei depositi clandestini della camorra. Si ha, tuttavia, l’impressione che questi sforzi rappresentino una goccia nel mare. Delle quasi 700 armi sequestrate nella provincia nel corso del 2022, meno della metà sono armi da fuoco, il resto sono coltelli o altri strumenti atti a offendere. Dalle immagini delle armi oggetto di sequestro, peraltro, si evince come il classico campionario di pistole e fucili rubati ai cittadini legali detentori sia ormai massicciamente integrato da una pletora di armi automatiche come Uzi e Mini Uzi, Skorpion e Kalashnikov, persino bombe a mano, che rispetto al mercato legale di armi non hanno alcuna “contiguità” ed evidenziano una capacità di approvvigionamento che può definirsi “industriale”. Un approvvigionamento che, sempre secondo le fonti di informazione disponibili, alimenta oltre alle necessità strategiche dei clan, anche un fiorente mercato clandestino, che si affaccia sul dark web ma, in modo molto più tradizionale e semplice, anche con il passaparola tra i bassi del Vomero. In altre parole: non bisogna essere un “hacker” per trovare un’arma clandestinamente.
Lo studio “Fire” dell’Unione europea ha classificato, nel 2021, la città di Napoli quella con il maggior numero di omicidi commessi con armi da fuoco d’Europa: oltre alla pistola o all’Ak47, tuttavia, i giovani sentono in misura sempre più grande il richiamo verso il coltello, preoccupante tendenza che sembra attecchire in particolare tra i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 14 anni.
Nel frattempo, i carabinieri a fine 2022 hanno lanciato la campagna “La prima vittima sei tu” (vedi foto sotto), dedicata all’informazione nelle scuole sul fatto che le armi illegali possono rovinare la vita a chi le porta e le usa. Iniziativa lodevole che, tuttavia, a quanto pare si scontra (e perde…) con la diffusione dilagante di video neomelodici o rap nei quali, in dialetto, si glorifica il porto e l’uso dell’arma proprio da parte dei giovanissimi. Per non parlare di quella vera e propria glorificazione dello stile di vita camorristico che è stata (e tuttora è) la serie televisiva “Gomorra”.
In mezzo a tutto questo, ci sono i cittadini onesti di Napoli, che sono centinaia di migliaia: cittadini che, tuttavia, possono contrapporre all’uso disinvolto e indiscriminato delle armi solo la propria onestà, in quanto anche a Napoli e nelle province vicine (come Caserta), come in tutto il resto d’Italia, si è attuata la scientifica iniziativa di disarmo di coloro i quali avrebbero il famigerato “dimostrato bisogno” per il rilascio del porto di pistola che, tuttavia, per le prefetture non solo è sempre più “indimostrato”, ma anche “indimostrabile”.
Negli anni sono stati fatti grandi sforzi per convincere gli italiani che a un numero sempre minore di armi legali presenti sul territorio, corrisponde necessariamente una maggior sicurezza per tutti. Napoli è la dimostrazione che l’assioma è assurdo e non funziona. Si tratta, a questo punto, di capire cosa si intenda fare per davvero. Non a colpi di frasi di circostanza, ma con fatti concreti. Lo chiedono i napoletani onesti, che sono tanti e hanno diritto di vivere in pace nella propria città. Forse è arrivato il momento di capire che il possesso legale di armi non è il “nemico” e che colpirlo non è un elemento utile per la soluzione del problema.