I rapporti tra Donald Trump e l'Nra sono sotto la lente di democratici e media, ma c'è continuità di vedute, sempre a partire dal secondo emendamento
Dopo quanto accaduto alla High school di Parkland in Florida, e la morte di 17 persone, Donald Trump aveva accusato i legislatori di essere "pietrificati" dall'Nra, che avrebbe avuto "un grande potere" su di loro, ma "meno potere su di me". E aveva chiesto una "bella" proposta di legge che estendesse i controlli sugli acquirenti di armi, impedisse ai malati di mente di accedere alle armi da fuoco e agli adolescenti di acquistare armi semiautomatiche. Trump vedrebbe con favore anche una confisca immediata delle armi a chi potrebbe abusarne, garantendo tutele legali. Tutto sommato, niente di così alieno.
Adesso certi media statunitensi e britannici sostengono che il presidente abbia cambiato idea, dopo un incontro con la National rifle association. Chris Cox, il direttore esecutivo dell'Nra, ha semplicemente dichiarato il 1° marzo, attraverso un tweet, che sia il presidente sia l’associazione vogliono “scuole sicure, riforme per la salute mentale e per tenere lontane le armi dalle persone pericolose. Potus e Vpotus (il presidente Trump e il vicepresidente Mike Pence, ndr) sostengono il secondo emendamento, sostengono il giusto processo e non vogliono il controllo delle armi”.
Più tardi, la sera dello stesso giorno, il presidente ha scritto su Twitter che era stata una "bella (grande) riunione nell'ufficio ovale stasera con l'Nra”. La portavoce Sarah Sanders ha poi detto ai giornalisti che Trump ha dichiarato a Cox “che continuerà a sostenere il secondo emendamento, che non è qualcosa di cui si è tirato indietro. È interessato a migliorare il sistema di controllo del background check”. Relativamente all’innalzamento dell’età per l’acquisto delle armi semiautomatiche, ha poi riferito: “Concettualmente, continua a sostenere l'aumento dell'età a 21. Ma sa anche che non c'è un ampio sostegno per questo”.