Il giudice federale Glenn Suddaby, che solo poche settimane fa ha emesso un provvedimento che ha ristretto l’elenco dei luoghi nei quali le autorità di New York possono imporre il divieto di portare armi, è tornato a occuparsi della questione con una nuova ingiunzione, emanata lunedì 7 novembre, che assesta un ulteriore colpo ai provvedimenti restrittivi in materia di armi emanati dalle autorità locali dopo che la corte suprema aveva dichiarato incostituzionale la legge dello Stato, secondo la quale per ottenere una licenza per il porto dell’arma occorreva provare il “dimostrato bisogno”.
Nella nuova ingiunzione di Suddaby, il giudice ha affermato che i funzionari di New York non possono obbligare le persone che richiedono una licenza in materia di armi a fornire gli accessi ai loro account sui social media o i nomi e le informazioni di contatto di tutte le persone conviventi. Questi requisiti erano previsti dal Concealed carry improvement act, entrato in vigore lo scorso 1° settembre. Nel provvedimento, di ben 182 pagine, Suddaby ha evidenziato la presenza di “violazioni costituzionali senza precedenti” nella nuova legge e ha ulteriormente ristretto l’elenco dei luoghi sensibili che le autorità locali possano dichiarare “gun free zone”. In particolare il giudice ha stabilito che non sia possibile vietare il porto autorizzato delle armi in teatri, bar, ristoranti, parchi, aeroporti e altri luoghi pubblici. Resterebbero in pratica in vigore i divieti solo per scuole, tribunali e seggi elettorali. Il giudice ha anche sospeso l’efficacia del provvedimento che prevedeva una rilevanza penale alla detenzione di un’arma in un luogo privato senza l’esplicito permesso del proprietario o locatario del luogo.