Il senatore Massimo Candura spiega genesi (e futuro) del parere della I commissione del senato. E offre il suo impegno politico per risolvere i problemi del settore
L’estensore del parere è stato il presidente della I Commissione affari costituzionali, Stefano Borghesi. Per commentare un parere decisamente positivo noi siamo riusciti a raggiungere, per ora, il senatore Massimo Candura, trevigiano, 44 anni (nella foto), che è effettivamente anche un appassionato di tiro sportivo e frequentatore di poligoni privati e del Tsn e ha seguito l’attività delle commissioni.
Senatore, adesso cosa succede?
«Dopo i pareri delle commissioni di camera e senato la palla passa al governo, al ministro Matteo Salvini e al sottosegretario Stefano Candiani. Loro potranno recepire le raccomandazioni delle commissioni, mentre le condizioni fissano confini della delega».
Mi ha detto che è soddisfatto…
«Sono soddisfatto per quello che reputo l’inizio del lavoro. L’eliminazione di limiti come quello dei caricatori, tra l’altro non previsto dalle direttiva, è per me importante come lo è per la categoria degli appassionati, categoria cui mi onoro di appartenere. Oppure l’ampliamento a 12 del numero delle sportive detenibili, anche se io avrei preferito che fossero illimitate… Siamo riusciti a lavorare molto bene con tutte le associazioni che ci hanno fornito contributi e ci hanno dato la dimensione corretta, non penalizzante per gli appassionati. Siamo all’inizio del percorso perché le leggi sulle armi, la 110, la direttiva 477 e le successive modificazioni si sono stratificate, grazie a non felici scelte dei legislatori del passato. Questo a detrimento della certezza del diritto. Ci sono ancora troppe zone d’ombra».
Avete subito tante critiche immotivate. Evocando il rischio del Far west.
«Non c’è nessun rischio di Far west. Non si può accettare questo clima di caccia alle streghe! E non si può accusare gli appassionati di essere terroristi. È ora di finirla: chi ha il porto d’armi è una brava persona. È incensurato e subisce una disamina severa per ottenerlo. Chiariamo questo equivoco di base: stiamo parliamo di un hobby sano e di sport che portano risultati a livello internazionale che non vanno dimenticati. Dal Tiro a volo, a quello accademico e al Tiro dinamico. Sono sport che richiedono un talento particolare e che sono ben regolamentati, sono meno pericolosi di molti altri sport».
Il decreto 2017/583 deve essere riscritto…
«La rispettiamo, è vincolante, ma non impedisce di inserire precisazioni senza che si pensi di aggirarla. La tracciabilità, per esempio, in Italia è scontata, altrove in Europa no. Tornando ai limiti della capienza dei caricatori, quella è stata un’invenzione italiana, che non ha nulla a che vedere con il contrasto al terrorismo. Il precedente decreto è stato creato dal governo precedente».
Le raccomandazioni sulla custodia e l’emanazione del regolamento sui poligoni privati hanno cerato qualche perplessità. Si ricorda che il regolamento predisposto dal ministero era molto penalizzante?
«Non ho nessuna intenzione di considerare quel regolamento. Ad agosto il senato si prende una pausa, ma noi lavoreremo comunque su una bozza di regolamento che poi confronteremo con tutti per verificarla. Partiamo ex novo, con l’ottica di dare certezza ai destinatari, avendo in mente che le attività non vengano danneggiate, che si possano svolgere con serenità e con sicurezza. Non vogliamo perseguitare nessuno, vogliamo semmai rendere più moderne le regole, anche quelle del Tsn che è carico di storia, ma anche del peso di normative inadeguate. Utilizzeremo lo stesso atteggiamento anche per la custodia: affidarsi alla discrezionalità di questori o prefetti creerebbe una vera giungla e disparità di trattamento sul territorio. E non vogliamo neppure incidere troppo sul portafoglio dei cittadini».